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Donna trovata morta a Cannaregio, forse una ferita chiave del giallo

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Si può morire anche così, dissanguati, dopo ore di sofferenza, in un letto. E’ avvenuto a Venezia, nel sestiere di Cannaregio, dove una donna di 49 anni muore (pare) a causa di una ferita inguinale, che sembra essersi procurata lei stessa, per cercar rimedio a problemi di circolazione di cui pare soffrisse da tanti anni.

La sua è una vita difficile da ricostruire, di lei si cerca di ricostruire le sue ultime ore di agonia, vissute in quell’abitazione in compagnia di due amici coinquilini, l’ex fidanzato e il proprietario dell’abitazione, che per il momento sembrano estranei alla responsabilità del decesso.

Sono loro infatti che chiamano il 118 alle tre di notte, una volta resisi conto della gravità della condizione di salute dell’amica. Quando arrivano gli operatori del Suem, la donna era ancora viva, i due uomini raccontano i fatti, dicono di non essersi resi conto della gravità della situazione e che hanno chiamato soccorso quando si sono accorti che l’amica non era cosciente, che non rispondeva.

I fatti sembrano veri, e secondo le prime valutazioni del medico legale, pare che la ferita se la sia inferta da sola, F.M., forse a causa di un coagulo di sangue che voleva liberare, tutto in una realtà alterata in una vicenda umana che ha perso i contorni di ogni logico comportamento e di una chiara spiegazione degli eventi.

Francesca Crupi, pubblico ministero, disporrà l’autopsia, che meglio potrà spiegare la dinamica di questa morte drammatica, che i militari di Cannaregio stanno cercando di indagare, valutando tutti gli elementi utili ad escludere (eventualmente) ogni motivazione violenta.

La polizia sta inventariando gli oggetti della casa, sta valutando i coltelli, le lame, vuol capire come se l’è procurata F. quella ferita, con quale arnese. Tutti interrogativi che troveranno risposta dall’autopsia che dovrà chiarire anche l’eventuale ruolo degli stupefacenti nella vicenda. Tutte le altre domande che riguardano il deserto del nostro immaginario rimangono ferme ad una vita e ad altre vite come quelle della donna di Cannaregio, intrappolate e vittime di storie dolorose e tristi con una sentenza definitiva.

Andreina Corso

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