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Disegna compagna di classe musulmana con il mitra: il ruolo dell’insegnante

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Disegna compagna di classe musulmana con il mitra: il ruolo dell'insegnante

E’ successo in una scuola italiana. Possiamo leggere questo fatto riportato stamattina da Radio 3 durante la trasmissione Prima pagina, come una delle tante situazioni più o meno consapevoli che i bambini stranieri si trovano ad affrontare.
Mi permetto intervenire sui bambini a scuola.
Ho insegnato (e imparato) per oltre quarant’anni e ho molto amato il mio lavoro. Lo specifico perché è solo amando i bambini e il loro mondo che diventa legittimo insegnare.

E’ successo molte volte che i bambini in un primo momento non abbiano mostrato di accettare volentieri un nuovo compagno straniero. Pieni, purtroppo di condizionamenti, notizie stereotipate, commenti diseducativi, piccole e grandi beghe di bottega (vengono a rubarci il lavoro…) nutriti da un mondo adulto sulla difensiva, talvolta inconsapevole e altre volte convinto delle proprie idee…
Lo straordinario e limpido mondo dei bambini, sempre supera quel momento di diffidenza e poi diventano amici, nonostante i grandi.

Talvolta per dar ragione ai discorsi degli adulti, i bambini possono dire e fare cose terribili nei confronti di un compagno o una compagna stranieri.
L’intervento dell’insegnante deve partire da lontano, deve essere una persona che ha sempre praticato giustizia e condivisione in classe. Non ci si improvvisa educatori.
L’insegnante che ai bambini (tutti) ci tiene, che ama il suo lavoro e che lo sente come un privilegio (a me è successo così) nonostante i problemi, i tagli, i troppi alunni in classe… nonostante tutto saprà parlare anche a quel bambino che ha messo in mano un mitra a quella compagna straniera, le ha messo anche il velo: l’ha vestita come veste certa informazione la nostra mentalità che vacilla fra conformismo e omologazione.

Quel bambino ha fatto una cosa sbagliata, ma non è colpa sua. L’insegnante ha una grande possibilità da spendere a questo punto, far ragionare i bambini, non tanto perché “si deve, non si fa, guai a voi”, ma attraverso il suo esempio, le cose che fa e dice. Non c’è nulla che sfugga ai bambini in fatto di coerenza.

Rispettare il loro sguardo sul futuro è l’unico antidoto alla violenza.

Andreina Corso

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