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Dal Veneto a Mosca. Il modello di intervento di protesi al ginocchio, eccellenza della Casa di Cura Rizzola, studiato da chirurghi russi

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Dal Veneto a Mosca. Il modello di intervento di protesi al ginocchio, eccellenza della Casa di Cura Rizzola, studiato da chirurghi russi

Aleksander Shipulin e Fedor Stupin, sono due chirurghi ortopedici di Mosca, in visita per sette giorni alla Casa di cura Rizzola di San Donà di Piave.
Scopo della loro presenza sarà analizzare, studiare, e prendere confidenza con la metodologia di intervento di protesi al ginocchio che viene applicata dall’equipe guidata dal Dott. Nicola Marzano, chirurgo ortopedico della struttura sanitaria.

Dalla fase preoperatoria, tramite l’incontro di gruppo di pazienti e familiari con l’equipe composta da chirurgo, anestesista e infermiera, alla dimissione del paziente, passando per il vero e proprio punto forte, la brevità dell’intervento chirurgico (di appena mezzora). Tutto sarà scrupolosamente studiato dai chirurgi moscoviti.

«La particolarità del nostro intervento parte dall’attenzione al paziente – spiega il dott. Marzano – senza limitarsi alla sola fase chirurgica, ma seguendo il paziente lungo tutto il percorso che riguarda l’intervento, fino alla fase riabilitativa.
In questi giorni cercherò di trasmettere ai due colleghi di Mosca la nostra esperienza monotematica sull’intervento di protesi al ginocchio. Cercherò di mostrare loro il lavoro di squadra, che non solo coinvolge il chirurgo e l’anestesista, ma anche gli infermieri e il quartiere operatorio».

«Gli interventi di protesi al ginocchio che effettuiamo alla Casa di Cura Rizzola sono all’avanguardia, non solo in Italia, ma nel mondo – conferma il direttore sanitario Adriano Cestrone – Proprio grazie alla nostra reputazione d’eccellenza, questi colleghi russi sono voluti venire a visitare la nostra struttura e rimarranno qui tutta la settimana, per capire quali sono i segreti del nostro risultato eccezionale».

Nel corso della prima giornata i due chirurghi hanno potuto quindi assistere al breve incontro con i pazienti e i familiari, nel quale sono state spiegate le procedure dell’intervento, rassicurandoli dal punto di vista psicologico e rispondendo a tutti i loro quesiti.
I giorni seguenti, invece, hanno potuto assistere agli interventi in sala operatoria, il più significativo punto di forza di tutto il percorso con il paziente. Una mezz’ora appena la durata dell’intervento, che permette quindi un minor stress al fisico del paziente, una minor durata dell’anestesia velocizzando il recupero, e un minor rischio di insorgenza delle infezioni. Il tutto coronato poi dai primi passi dei pazienti già al completo risveglio dall’anestesia.

«Grazie alla brevità dell’intervento, anche il paziente ha di conseguenza una ripresa molto veloce» sottolinea Aleksander Shipulin. Aggiunge infine il suo collega Fedor Stupin: «questo metodo di lavoro possiamo introdurlo anche a Mosca. Siamo molto preparati anche noi, e siamo venuti qui a posta per vedere e imparare da loro che sono un po’ più avanti».

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