Crisi Grecia sempre più profonda. Ora ellenici e europei non parlano neanche più: Tsipras va avanti con il suo referendum invitando di nuovo i greci a votare ‘no’ e l’Europa congela ogni trattativa.
Fino a domenica cala il silenzio dei creditori, perché ogni tentativo di raggiungere un’intesa, anche oltre l’ultimo minuto, è fallito, e ora vogliono vedere che cosa ne pensano davvero i greci.
Anche la Bce si mette in modalità di attesa, rinnovando la liquidità d’emergenza (Ela) alle banche.
Merkel ha deciso di andare a vedere fino in fondo il gioco a cui sta giocando Tsipras, convocando una consultazione rischiosa, che il premier Matteo Renzi definisce un “errore”, dall’esito incerto e dalle conseguenze che nessuno è in grado di prevedere.
Per questo i creditori, fino ad oggi con la mano tesa, ora si tirano indietro, senza chiudere la porta ma allontanandosi dall’arena che in questi giorni ha visto scontrarsi due mondi politici e due modi diversi di concepire l’Europa.
Salvare la Grecia non è più, per ora, un problema loro: “L’Ue non è in grado di aiutare nessuno contro la sua volontà”, avverte il presidente Donald Tusk.
Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ci ha creduto fino all’ultimo, cercando di mediare tra il Governo greco e un Eurogruppo ormai a corto di pazienza verso chi “non ha ancora un piano realistico per l’economia”, come ha detto il ministro finlandese delle Finanze Alexander Stubb.
Juncker ha anche provato a raccogliere l’ultima proposta di Tsipras contenuta in una lettera arrivata a ridosso della scadenza del programma nella quale ribadiva i paletti su iva e pensioni.
La Commissione, anche a programma ormai scaduto, l’avrebbe valutata e magari incorporata in un nuovo eventuale piano, cioè il terzo pacchetto di aiuti che chiede