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Covid, Zaia: “Incremento proporzionale ogni giorno”. CTS: “Weekend come a Natale”

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“La preoccupazione che abbiamo per l’incremento dei casi non è da poco. Giustamente i cittadini si chiedono perché siamo preoccupati: semplicemente perché in prospettiva non ci possiamo permettere di riempire gli ospedali, non ce la faremmo a curare tutti. Così Luca Zaia ha espresso lo stato di apprensione della sanità del Veneto di fronte alla recrudescenza del virus.
“Stiamo vedendo che l’incremento – ha detto Zaia – è più che proporzionale di giorno in giorno. Ci preoccupa, stiamo affrontando una nuova infezione partendo da una base di 1.456 pazienti in ospedale. All’inizio di ottobre eravamo a zero. Se dovessimo avere un’onda d’urto come quella di novembre e dicembre, vorrebbe dire che si va a 5.000 pazienti, sarebbe insostenibile”.
D’altra parte, però, la Regione Veneto esclude per ora misure ulteriormente restrittive, sul tipo delle micro-zone rosse, rispetto a quelle della zona arancione.
Lo ha detto il governatore Luca Zaia. “Ad oggi no, la prevenzione non ci ha fatto segnalazioni” ha risposto ai cronisti. Quanto alle chiusure selettive delle scuole, già adottate ieri per 4 distretti sanitari dove l’incidenza è salita sopra i 250 casi per 100.000 abitanti, Zaia ha spiegato che oltre alla circolare specifica già firmata dalla direzione della prevenzione, verrà fatta una ordinanza quadro regionale, che inviterà i dipartimenti prevenzione a intervenire con le chiusure quando la soglia verrà superata.
“E’ cosa semplice – ha detto -, si introduce un automatismo, ogni giorno vengono visti i dati dell’incidenza sul territorio, quando i dipartimenti vedono i 250 casi scatta il provvedimento.. Lo prevede il Dpcm nazionale”.
In altre regioni, però, sono i medici stessi a chiederlo il lockdown.
Un lockdown totale per accelerare le procedure di vaccinazione lo chiede, ad esempio, il sindacato regionale dei dirigenti medici, Cimo Piemonte.
“Siamo in affanno negli ospedali piemontesi, le terapie intensive e sub intensive hanno superato nuovamente il livello di guardia, dobbiamo chiudere e dedicarci solo a vaccinare il più alto numero di cittadini”, afferma il segretario Sebastiano Cavalli che propone di utilizzare le Ogr di Torino come “punto di riferimento metropolitano per effettuare le vaccinazioni” e in tutti gli altri comuni di utilizzare palestre, supermercati, campi e palazzetti dello sport.

Per la Cimo Piemonte è necessario fermare tutti gli spostamenti: solo in questo modo i contagi si riusciranno a circoscrivere, allentando lo stress negli ospedali e dirottando così il più alto numero di medici e infermieri al servizio della popolazione per effettuare i vaccini.
“E’ indubbio – osserva Cavalli – che l’attuale situazione di restrizione parziale non è sufficiente, occorre agire in modo più drastico per abbassare il propagarsi del virus e delle sue varianti. Serve inoltre un sistema di chiamata alla vaccinazione più efficace: in questa direzione, per aiutare il servizio sanitario, perché coinvolgere qualche grande azienda italiana chiedendo supporto attraverso il proprio servizio di call center?”.
Intanto la riunione di questa mattina del Comitato Tecnico Scientifico ha fatto emergere la necessità di restringere le misure per le zone gialle, con l’obiettivo di ridurre i contatti tra le persone; zone rosse locali con misure più stringenti e severe, sul modello Codogno e chiusure nei fine settimana, come già fatto durante le vacanze di Natale.
Sono queste alcune delle indicazioni che, secondo quanto si apprende, gli esperti del Comitato tecnico scientifico hanno dato al governo alla luce dell’aumento dei contagi. Gli esperti avrebbero anche segnalato la necessità di ridurre l’incidenza per ristabilire il contact tracing.
Tra le indicazioni inviate al governo, il Comitato ha anche ribadito la necessità di introdurre il criterio relativo all’incidenza settimanale: con 250 casi ogni 100mila abitanti si va automaticamente in zona rossa.
La proposta era già stata avanzata dall’Istituto superiore di Sanità, e condivisa dal Cts, nella riunione dell’8 gennaio ma era poi stata respinta dalla Regioni secondo le quali un criterio simile avrebbe penalizzato quelle che effettuano più tamponi.
E nel Dpcm del 14 gennaio, l’ultimo del governo Conte, la modifica non era stata recepita.
Nella riunione di oggi, infine, gli esperti del governo hanno ricordato quanto già scritto nel verbale di venerdì scorso e cioè che si arrivi ad una “tempestiva conclusione della revisione degli indicatori epidemiologici di monitoraggio” in modo da avere dati più aggiornati possibile e intervenire più rapidamente con le azioni di “contenimento/mitigazione” a livello nazionale, regionale e locale.

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