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Covid, la curva non scende. Su i ricoverati

Motivi per cui casi non scendono e il nuovo allarme dall'America: aumentano decessi tra i bambini. Necessario un vaccino approvato per loro.

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Covid, la curva non scende, l’ Italia è ferma al picco del grafico con quasi 7.000 casi.
Nelle ultime ore si è dunque venuta a creare una situazione di stallo.
Ad alimentare il numero dei nuovi casi, che nelle ultime 24 ore hanno sfiorato i 7.000 sono, secondo gli esperti, comportamenti poco rispettosi delle regole basilari di sicurezza, vale a dire evitare gli assembramenti e indossare la mascherina.
I dati del ministero della Salute indicano che i casi positivi sono aumentati da 5.636 a 6.968, rilevati con 230.039 test, fra molecolari e antigenici rapidi, contro i 241.766 del giorno precedente.
Il tasso di positività sale perciò dal 2,3% al 3%.
Facendo invece il rapporto fra il totale dei casi e i soli tamponi molecolari, il tasso di positività risulta superiore al 6%.

L’incremento dei decessi è stato di 31, lo stesso del giorno precedente.
Aumentano i ricoveri nelle unità di terapia intensiva: 15 in più in 24 ore nel saldo tra entrate e uscite, per un totale di 337; i nuovi ingressi sono aumentati in un giorno da 26 a 40.
I ricoveri aumentano anche nei reparti ordinari, con 68 unità in più che portano il totale a 2.948.
In quasi tutte le regioni si registrano incrementi giornalieri di casi positivi maggiori di 100.
Il valore più alto è ancora della Sicilia, con 868, seguita da Toscana (774), Lombardia (768), Lazio (645), Veneto (620)
, Campania (552), Emilia Romagna (454), Sardegna (380), Piemonte (367), Puglia (306), Calabria (212), Marche (208), Liguria (191), Friuli Venezia Giulia (155), Abruzzo (141) e Umbria (139).

L’ANALISI DEI DATI E DELLA CURVA

A indicare che non c’è al momento alcun segno di discesa dal picco è l’analisi delle differenze settimanali della curva dei positivi totali e di quella della percentuale dei positivi ai test molecolari a livello nazionale.
L’ha condotta il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “Mauro Picone” del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr)
L’esperto dichiara che: “la causa più probabile è l’aumento dei contatti per via delle attività estive a partire dall’ultima settimana di luglio”.
La situazione emblematica, aggiunge, “è quella del Lazio, dipendente fortemente da quella della provincia di Roma, dove, dopo aver raggiunto il picco il 26 luglio, è iniziata la discesa, ma da 3-4 giorni ci sono segni di ripresa del contagio”.

Per questo motivo “è necessario fare massima attenzione alle condizioni a rischio, evitando gli assembramenti ed in caso indossando la mascherina anche all’aperto, usando in modo massiccio e rigoroso il Green pass”.
Sulla stessa lunghezza d’onda è Massimo Ciccozzi, direttore del laboratorio di Statistica medica ed Epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-medico di Roma, “la situazione eterogenea che si osserva in Italia è probabilmente dovuta a focolai sparsi, dovuti a comportamenti non consoni. Abbiamo sempre detto di utilizzare la mascherina e si rispettare il distanziamento, ma poi vediamo molti assembramenti“.

E’ il mancato rispetto di queste regole di comportamento, molto probabilmente, il principale responsabile dei focolai. Sono ancora i comportamenti scorretti a spingere più in alto l’indice di contagio Rt, e a far aumentare i ricoveri, “anche se al momento le terapie intensive non sono sotto stress”, prosegue l’esperto. “Non dimentichiamo poi – prosegue – che abbiamo 4,5 milioni di over 50 non vaccinati. Potrebbero essere genitori di ragazzi che non rispettano le regole e che, di conseguenza, potrebbero contagiarli”.
Per questo motivo, aggiunge, “è opportuna l’idea della campagna vaccinale per gli over 12: sono coloro che hanno le maggiori possibilità di portare in giro il virus”.


 

A CAGLIARI PRONTO SOCCORSO TRINITA’ PER I POSITIVI DOPO INTASAMENTI GIORNI SCORSI

Sul fronte delle notizie locali, ieri si è saputo che il pronto soccorso dell’ospedale SS. Trinità di Cagliari viene destinato prevalentemente ai pazienti Covid.
Lo hanno deciso i dirigenti di Ats Sardegna, Aou Cagliari e azienda ospedaliera Brotzu riorganizzando il sistema di emergenza-urgenza dopo gli intasamenti degli ultimi giorni.
Il pronto soccorso di Is Mirrionis è considerato “polarizzante” per il capoluogo e l’area vasta.
Diventa così, spiega il commissario di Ares Ats Massimo Temussi, “il punto di riferimento per i pazienti affetti da covid-19 o con sospetto di contagio, per evitare così che si creino cluster negli altri pronto soccorso cittadini, offrendo allo stesso tempo un servizio di emergenza-urgenza efficiente a residenti e turisti”.
“Questa riorganizzazione – aggiunge – ci permette una migliore gestione dell’emergenza in piena collaborazione con i direttori generali e sanitari delle altre Aziende sanitarie regionali e dei direttori dei reparti ospedalieri: siamo in contatto quotidiano per allineare il sistema in un momento in cui crescono i contagi e abbiamo raggiunto il picco stagionale turistico”.

SEMPRE PIU’ VITTIME TRA I BAMBINI, I PEDIATRI: VACCINI AI BIMBI

Il virus, trovando terreno non fecondabile attorno grazie al vaccino, si rivolge sempre di più ai bimbi dove, secondo i Pediatri, crescono le vittime.
I bambini al momento sono lasciati giocoforza fuori dalla campagna vaccinale, visto che al momento non ci sono vaccini anti Covid approvati per loro, ma bisogna fare ogni sforzo per accelerare le operazioni e includerli.

L’appello, partito dai pediatri statunitensi, è stato raccolto anche dai colleghi al di qua dell’oceano, “Abbiamo bisogno di un vaccino sicuro, efficace. Abbiamo bisogno di uno scudo con cui difendere anche i nostri bambini da questo terribile virus”, è l’appello sui canali ufficiali della Società Italiana di Pediatria, da Facebook, a Twitter, Linkedin e Telegram, con cui gli esperti promuovono una futura estensione della campagna anche ai più piccoli. Anche in Italia, sottolinea la Sip, il Covid continua a colpire i più piccoli.

Nel nostro Paese, il 5,5% dei casi (240.105) con 14 decessi riguarda la fascia di età 0-9 anni, mentre il 10,0% (436.938) con 16 decessi riguarda la fascia di età 10-19 anni.
Numeri ancora maggiori sono quelli statunitensi, raccolti dall’American Academy of Pediatrics.


 

A fine luglio I casi di infezione da Covid 19 nella popolazione pediatrica sono pressoché raddoppiati: 71,726 contro i 38,654 della settimana precedente.

La variante Delta dilaga e mette sempre più in pericolo la salute dei bambini, che occupano ormai il 19% del bollettino settimanale americano.

Da inizio pandemia negli Usa 350 bambini sono morti a causa del COVID 19.

Sull’opportunità di vaccinare i più piccoli si sono detti d’accordo diversi esperti, a partire dal coordinatore del Cts Franco Locatelli.
Favorevole anche Massimo Galli, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano.
“Il vaccino per gli under 12 è fondamentale perché, con la riapertura delle scuole, la diffusione fra i bambini fa da elemento di diffusione incoercibile – ha affermato a SkyTg24 -. In altre parole, senza aver vaccinato tutta la popolazione, bambini compresi, la possibilità di contenere il fenomeno diventa complicata. Poi – ha aggiunto Galli – , bisognerà vedere se il futuro non ci riservi, come è probabile che sia, la necessità di un vaccino aggiornato alle varianti che circolano adesso”.

La necessità è sottolineata anche da uno studio appena pubblicato su Science Advances, secondo cui in qualche anno il Covid-19 potrebbe diventare una malattia prevalentemente pediatrica.
I ricercatori hanno sviluppato il modello tenendo conto dell’andamento dell’epidemia in 11 paesi con una demografia molto diversa tra loro, Italia compresa, esaminando gli scenari risultanti dopo 1, 10 e 20 anni.
“L’infezione ha un andamento chiaro, con gli effetti più gravi che aumentano con l’età – spiega Ottar Bjornstad, uno degli autori -. I risultati del nostro modello suggeriscono che il rischio di infezione con tutta probabilità si sposterà sui più giovani, man mano che la comunità adulta diventerà immune attraverso la vaccinazione o l’esposizione al virus. Lo stesso andamento si è visto per altri coronavirus e per l’influenza, una volta diventati endemici”.

Vedi anche:

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