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Veneto: Rt più alto d’Italia. Camerunense del funerale contagia infermiera e anziana: casa di riposo di nuovo chiusa

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Veneto: Rt più alto d'Italia. Camerunense del funerale contagia infermiera e anziana: casa di riposo di nuovo chiusa

Coronavirus: è il Veneto ad avere oggi l’Rt più alto d’Italia. La notizia viene diffusa all’ora di cena di venerdì.

L’ “R con t” è l’indice di trasmissibilità del virus e il Veneto è in testa alla classifica che mostra un rialzo generale di questo indice.

L’indice del Veneto è il più alto tra le regioni italiane con 1,61, in aumento rispetto alla settimana precedente.

A seguire si posizionano la Toscana ed il Lazio rispettivamente con 1,24 ed 1,23, la Lombardia con 1,14 (tutte e tre in rialzo), l’Emilia Romagna ed il Piemonte appaiate con 1,06.

I dati sono ufficiali e provengono dal monitoraggio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità e dal ministero della Salute relativo alla settimana 6-12 luglio con controlli fino al 14. Le regioni più ‘virtuose’, con vistosi cali, sono state la Basilicata con lo 0,02 seguita dal Molise con lo 0,05, la Puglia con lo 0,07 la provincia Autonoma di Bolzano con lo 0,14, la Calabria con lo 0,13.

Per avere la percezione corretta del fenomeno si può fare un raffronto tra la settimana prima e quella appena trascorsa: 29 giugno-5 luglio vs 6-12 luglio:
Abruzzo 0.72 0.21 Basilicata 0 0.02 Calabria 0.38 0.13 Campania 0.88 0.93 Emilia Romagna 1.2 1.06 Friuli Venezia Giulia 0.64 0.77 Lazio 1.07 1.23 Liguria 0.82 0.78 Lombardia 0.92 1.14 Marche 0.87 0.63 Molise 0.21 0.05 Provincia Bolzano 0.33 0.14 Piemonte 1.06 1.06 Provincia Trento 0.51 0.25 Puglia 0.54 0.07 Sardegna 0.19 0.32 Sicilia 0.24 0.43 Toscana 1.12 1.24 Umbria 0.56 0.39 Valle D’Aosta 0.06 0.19 Veneto 1.2 1.61.

PERCHE’ IL VENETO?
Perché il Veneto è arrivato a questi livelli? La grande maggioranza dei nuovi focolai parlano di “casi di importazione”, ovvero di stranieri di ritorno che riportano il virus da fuori. Alcune peculiarità raccontano di fughe di stranieri dall’isolamento per paura di perdere il lavoro, ad esempio i tre che l’altro ieri hanno rifiutato il ricovero a Padova “promettendo” di rimanere in isolamento domiciliare. Così come altre voci raccontano di migranti usciti dal centro migranti della Croce Rossa di Jesolo dove è scoppiato un focolaio per non rimanere “bloccati” per la quarantena, ma questa ultima notizia non ha conferme ufficiali.

JESOLO
Intanto da Jesolo sono partiti venerdì mattina gli ultimi contagiati dal coronavirus dei 42 del centro della Croce Rossa di Jesolo. In pullman sono stati accompagnati a Cavarzere. “Ma – fanno presente i residenti locali – se dovessero cominciare a muoversi perché non è loro abitudine rimanere confinati, avremmo due luoghi con un focolaio invece di uno. Forse dovevano restare a Jesolo”.

Il problema – o uno dei problemi – è che la struttura di Jesolo ha accesso diretto con la spiaggia e non è semplice garantire che la struttura sia effettivamente “blindata”. Si parla di giovani abituati a muoversi liberamente che anche nelle ultime ore sarebbero usciti addirittura per andare al lavoro.
Anche organizzare i turni di sorveglianza h24 fuori dalla struttura, grazie a tutte le forze di polizia che si impegnano a rotazione, non è cosa semplice.

Intanto la Croce Rossa stoppa le comunicazioni dall’interno. Tutti gli operatori sarebbero stati infatti “vivamente consigliati” di non diffondere ulteriori notizie all’esterno.
Nella struttura, dopo l’evacuazione dei 42 positivi, rimangono ancora 85 persone in isolamento.

Altre polemiche riguardano la gestione di attenzione e controllo verso la pandemia. Se il primo caso del nigeriano è stato scoperto per caso dato che doveva sottoporsi ad intervento ortopedico ad una gamba significa che nessuno prima aveva pensato di tenere monitorata una comunità così popolosa: 120 migranti all’interno della Croce Rossa di Jesolo liberi, ovviamente, di entrare e uscire come volevano.

PADOVA

Padova, tra le altre preoccupazioni, deve fare i conti con la scoperta della positività di un barista di un chiosco-bar. E’ stato calcolato che ogni giorno in quel luogo avrebbero potuto transitare oltre mille persone. Di nuovo certosino il lavoro del Servizio di Prevenzione che sta cercando di individuare chi è potuto entrare in contatto con il barista.

L’Usl ha intanto predisposto una postazione fissa per eseguire i tamponi proprio nella zona del chiosco-bar, cioè nei pressi del mercato all’ingrosso di frutta e verdura.

Padova, tra l’altro, era già al lavoro per arginare gli effetti del rito funebre che si è svolto in un parco pubblico che ha visto la presenza di circa 200 cittadini del Camerun parte dei quali poi scoperti positivi.

E anche questo fronte è motivo di preoccupazione. Dei tre camerunensi, poi scoperti contagiati, che avevano partecipato alla commemorazione, uno ha continuato a lavorare in una struttura per anziani non pensando di essere positivo.

Nella casa di riposo ora vi sono un’infermiera e un’anziana ospite positivi. La struttura è ora nuovamente blindata.

I NUMERI AGGIORNATI
I dati delle persone in isolamento sale e anche questo è indice dell’andamento della pandemia. Oggi le persone confinate al proprio domicilio sono 1.617, con un incremento di 92 sulle 24 ore precedenti. L’aumento quotidiano prosegue ormai da 10 giorni.

Il 1° di luglio le persone in isolamento domiciliare in Veneto erano 758, ora sono 1.617.

Per quanto riguarda i nuovi casi scoperti nelle ultime 24 ore, il 1° di luglio erano stati 6, il bollettino di ieri (venerdì sera) ne riportava 30.

Si è purtroppo riaperto anche il fronte dei decessi: sono tre nelle ultime 24 ore.
I decessi sono avvenuti a Villa Salus, a Treviso e nel Veronese.

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