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Coronavirus, Umberto Pavan la vittima di Mestre. La situazione aggiornata in Veneto

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OSPEDALE DI VENEZIA
Venezia ieri si è trovata ad affrontare un nuovo problema sul fronte della lotta al coronavirus. All’ospedale Civile di Venezia è risultata positiva una paziente che era degente nel reparto di Psichiatria. La donna, ricoverata in reparto il 14 febbraio, è stata trasferita al reparto di Malattie infettive. Le sue condizioni non presentano criticità però, sottoposto al test, è risultato positivo anche il medico che la seguiva che è stato, pertanto, sospeso dal servizio e posto in quarantena a casa propria.

Nelle ultime ore si sta valutando la chiusura del reparto Psichiatria del San Giovanni e Paolo. Intanto da ieri mattina non sono accettati nuovi ricoveri mentre, assieme alle altre tematiche da affrontare, occorrerà anche capire la fonte del contagio dato che la paziente non è entrata in contatto con gli altri ricoverati positivi.

Al Civile di Venezia il personale in servizio si sta facendo in quattro per compensare le assenze obbligatorie per quarantena da virus. In molti casi sono saltate le assegnazioni per specialità con i dipendenti che vengono spostati e mandati in altri reparti dove c’è bisogno. Tutti si stanno adeguando e prodigando con grande spirito di sacrificio e senso del dovere. Fortunatamente stanno terminando le prime quarantene e ciò permetterà di recuperare soprattutto alcuni infermieri della prima fase.

OSPEDALE DI MESTRE
Umberto Pavan è la vittima del coronavirus di lunedì sera a Mestre, come annunciato ieri in anteprima dal Corriere del Veneto.

L’uomo, di cui le agenzie avevano parlato ai tempi del ricovero come ‘caso della Gazzera’, era entrato nell’ospedale di Mestre il 24 febbraio. Il suo stato nei giorni successivi era ulteriormente peggiorato. Aveva 79 anni.

Mercoledì 19 febbraio si era recato dal suo medico di base per tosse e febbre. Trattato per sindrome influenzale, nei giorni successivi era peggiorato e si era recato in Pronto soccorso. E’ stato veloce il trasferimento in rianimazione di Mestre dove è stato curato fino a lunedì sera. Non sono state riferite patologie particolari preesistenti.

CORONAVIRUS IN VENETO
In Veneto la situazione dei contagi di coronavirus alle ore 17 di mercoledì 3 marzo vede 333 casi con un aumento di 26 dal giorno precedente.

Le province più colpite:
93 casi a Treviso (+11)
89 casi a Vo’ Euganeo (+1)
47 casi a Venezia (esclusa Mirano, +5)
42 casi a Padova (esluse Vo’ e Limena, +0)
18 casi a Verona (+1)
14 casi a Limena (+0)
(altri inferiori alle 10 unità)

Risultano invece ricoverati per coronavirus in Veneto 81 pazienti con un incremento di 13 rispetto al giorno precedente.
28 a Padova (+1)
24 a Treviso (+4)
8 a Mestre (+1)
8 a Venezia (+0)
4 a Rovigo (+3)
4 a Vicenza (+3)
2 a Verona (+0)
1 a Mirano (+0)
1 a Dolo (+1)
1 a Legnago (+0)

LE NOTIZIE POSITIVE
L’epidemia di coronavirus rallenta, la tendenza fa sperare. La crescita nella progressione dei nuovi casi positivi al coronavirus sarsCoV2 non mostra, al momento, il segno di una progressione fuori controllo.

E’ una misura che lascia sperare nell’efficacia delle misure di contenimento messe in atto finora, anche se è molto presto per trarre conclusioni e la cautela è d’obbligo.

I 2.263 casi positivi complessivi resi noti martedì dalla Protezione Civile indicano un aumento di 428 casi in un giorno per il virus cinese, ma non è un aumento indice di una crescita incontrollata, ha rilevato il fisico teorico Paolo Castorina, della sezione di Catania dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dell’Università di Catania.

“Non mi sembra affatto che siamo in una fase esponenziale”, ha detto l’esperto all’ANSA. Se così fosse stato le cifre di oggi sarebbero state molto diverse e avrebbero indicato oltre 2.700 casi.

Il primo marzo gli oltre 500 casi in più registrati rispetto al giorno precedente “avevano allarmato, ma i nuovi numeri ci dicono che il sistema di contenimento sta funzionando”, ha osservato Castorina.

Una buona notizia, ma bisogna aspettare e vedere quale sarà l’andamento nei prossimi giorni: “dobbiamo vedere se questo rallentamento si consoliderà. Quello che stiamo osservando ci fa ben sperare, ma la cautela è d’obbligo perché i dati fluttuano”.

Che non ci sia al momento “nessuna certezza di quale potrà essere l’evoluzione successiva” lo ha detto anche il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. “Questa è una settimana importante per capire come si svilupperà la situazione”, ha aggiunto. E’ infatti “necessario ancora del tempo per capire l’efficacia delle misure adottate” e intanto diventano fondamentali “i comportamenti e la consapevolezza di ciascuno. Attenzione – ha proseguito – a non percepire false sicurezze e ad adottare le raccomandazioni che riguardano il lavaggio delle mani, il rispetto della distanza di un metro, evitare i luoghi affollati e stretti contatti personali, curare l’igiene degli ambienti”.
Questi comportamenti, ha rilevato Brusaferro, “sono fondamentali per evitare la rapida diffusione dell’infezione”.

Che a fare la differenza saranno i comportamenti individuali e le misure di contenimento lo ha detto anche il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus. I dati, ha osservato, mostrano un’epidemia che “sta diventando sempre più complessa” e di fronte alla quale “le azioni intraprese oggi dai Paesi appena colpiti faranno la differenza tra una manciata di casi e un cluster più ampio”.

Nel frattempo non si perde d’occhio l’altro fronte della lotta all’epidemia, ossia la ricerca delle armi capaci di combattere il virus, come farmaci antivirali specifici e vaccini: “sono in corso studi clinici su terapie – ha detto il direttore generale dell’Oms – e sono in fase di sviluppo più di 20 vaccini”.

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