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Coronavirus: primo italiano ricoverato perché positivo, il punto sulla situazione

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Coronavirus: qual è la situazione del primo italiano ricoverato perché positivo al test? E’ noto che si tratti di uno degli uomini rimpatriati da Wuhan che – teoricamente – hanno potuto partire proprio in quanto non mostravano i sintomi del virus.

Il virus cinese si è fatto invece scoprire dopo due giorni, prima l’uomo era completamente asintomatico ai test, e questo fa riflettere.

I 56 italiani rimpatriati dalla zona di Wuhan in Cina sono stati messi prelevati appena toccato il suolo natio e posti in quarantena nella città militare della Cecchignola, a Roma.

La conferma della positività al virus è successivamente arrivata dall’Istituto superiore di sanità, che ha comunicato l’esito del test alla task force del ministero della Salute, precisando che il paziente è stato ricoverato all’istituto Spallanzani con “modesto rialzo termico ed iperemia congiuntivale”.

L’allerta era scattata dopo le analisi condotte sui tamponi effettuati agli italiani sotto osservazione ed il soggetto interessato, un uomo adulto di 30-40 anni che era in stanza da solo, era stato trasferito e posto in isolamento all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Spallanzani per ulteriori accertamenti.

Il premier Giuseppe Conte, dopo un vertice alla Protezione civile con il ministro della Salute Roberto Speranza e prima di conoscere l’esito definitivo dei test, aveva subito sottolineato che l’Italia ha adottato “il principio di massima precauzione”.

La notizia del caso sospetto è stata accolta con iniziale apprensione dagli altri italiani alla Cecchignola: “Adesso siamo sereni, dopo qualche ora di preoccupazione ora ci sentiamo tranquilli. I medici militari – hanno detto alcuni dei connazionali – ci hanno spiegato che tutti i nostri tamponi faringei, eseguiti ieri e che verranno effettuati a cadenza settimanale, sono negativi”.

E con la persona risultata positiva, hanno poi precisato, “abbiamo avuto pochi contatti in questi giorni. Prima che fosse trasferito allo Spallanzani, lui si trovava in una stanza singola”.

Intanto, la task force istituita dal ministero della Salute – che si riunisce giornalmente per fare il punto sull’emergenza legata al coronavirus – è pronta a varare ulteriori misure di prevenzione sui cittadini di ritorno dalle aree a rischio.

A chiarire la situazione è lo stesso presidente del Consiglio, dopo il vertice pomeridiano alla Protezione civile: “Sul Coronavirus stiamo parlando di un rischio sanitario che richiede un costante aggiornamento. Dobbiamo mantenerci flessibili e se del caso aggiornare le nostre misure proprio perché mantengano la soglia di massima precauzione”.

La situazione cioè, tradotto in parole comprensibili, è in evoluzione e nelle prossime ore sarà fondamentale l’andamento della curva epidemica in Cina: a fronte di un aggravamento ulteriore del numero dei contagi, dunque, si potrebbero valutare misure più restrittive anche di quarantena mentre, a fronte di un calo dei contagi, si potrebbe ad esempio valutare una attenuazione del blocco dei voli.

Nulla al momento è però deciso. La situazione, spiega anche il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, “è evolutiva. La curva è ancora in crescita. Ogni giorno aumenta il numero di contagi in Cina di 3/4mila unità. Finché questa crescita è costante non possiamo prevedere quanto ancora durerà l’emergenza”.

Intanto, sono stabili e ancora critiche le condizioni della coppia di turisti cinesi, positivi al coronavirus e ricoverati da 8 giorni allo Spallanzani.

Le condizioni della coppia si erano aggravate circa 48 ore fa e, permanendo lo stato di gravità, si trovano ancora in terapia intensiva.

Ha invece dato esito negativo anche il test effettuato sulla receptionist dell’albergo di Verona dove avevano alloggiato i due cittadini cinesi. La donna ha avuto un rialzo febbrile nei giorni successivi ma i test hanno escluso la positività.

Al momento, oltre alla coppia cinese, altri sette pazienti sono ricoverati allo Spallanzani: di questi, 4 sono pazienti sottoposti a test per la ricerca del nuovo coronavirus in attesa di risultato, 3 sono pazienti che risultati negativi al test rimangono comunque ricoverati per altri motivi clinici.

Complessivamente, ad oggi, allo Spallanzani sono stati valutati 41 pazienti sottoposti al test per il coronavirus. Di questi 32, risultati negativi, sono stati dimessi.

E se il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per dare un bell’esempio, ha visitato a Roma una scuola multietnica frequentata anche da molti bambini cinesi, non si arrestano gli episodi di razzismo.

L’ultimo è stato denunciato dal sindaco di Bologna ai danni di un bimbo italo-cinese. “Ho saputo di un gravissimo, intollerabile, episodio accaduto a un bambino di 11 anni italiano di origine cinese, di cui ho informato il Questore. Un’aggressione teppistica a sfondo razzista. Qui non c’entra il coronavirus, c’entra la civiltà”, ha denunciato in un post, sulla sua pagina facebook, il sindaco Virginio Merola.

Tutte le informazioni diffuse ufficialmente finora dalle istituzioni tengono senz’altro sotto controllo l’allarmismo immotivato, ma c’è una domanda che si staglia sullo sfondo e alla quale non risponde nessuno, nonostante serpeggi nelle perplessità della gente comune come trapela dai social.

Il nostro connazionale oggi ricoverato è potuto ripartire da Wuhan assieme ad altri 55 italiani perché ai test eseguiti per avere il permesso di lasciare la Cina non mostrava alcun sintomo ne’ positività, ed è noto come essi siano scrupolosi: non è andata altrettanto bene, ad esempio, ad un altro giovane connazionale che è stato, invece, trattenuto in Cina.

Appena atterrato in Italia l’uomo è stato posto in isolamento nella città militare della Cecchignola, a Roma. Oggi, dopo due giorni, i test ne indicano la positività, ma è oggettivamente difficile che abbia contratto il virus sul suolo italiano, quindi è verosimile che al momento dell’esecuzione dei test a Wuhan ne fosse già affetto ma gli accertamenti non l’hanno colto.

Ciò significa che la positività al virus cinese potrebbe risultare dopo diversi giorni di negatività? Che, a sua volta, significa che tanti risultati pubblicizzati finora come ‘negativi ai test’ potrebbero diventare positivi da un momento all’altro?

Da più parti si alza la pretesa di avere risposta senza giri di parole a questa questione. Non si tratta di allarmismo ma di dire alla gente come stanno realmente le cose.

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