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Coronavirus, 250 morti in un giorno. Effetti dovuti alle ‘libertà’ godute fino a ieri

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Con quasi 15mila malati e altri 250 morti in un solo giorno, l’Italia rischia di non aver ancora visto il peggio: nel fine settimana potrebbe esserci un boom di contagi da coronavirus al centrosud dovuto all’ “effetto assembramento” dello scorso week end, prima che entrassero in vigore le misure restrittive per tutto il paese.

I numeri continuano a crescere in maniera impietosa: anche nelle ultime 24 ore si sono registrati 2.116 malati in più rispetto a giovedì, per un totale di 14.955 persone positive al virus, con il numero di coloro che è in terapia intensiva che rimane sempre attorno al 10%. E le vittime sono ormai 1.266.

Secondo gli scienziati, le misure di contenimento prese dal governo dovrebbero attutire il picco, ma avranno anche un altro effetto. “L’epidemia durerà di più – spiega il professore di igiene dell’università di Pisa Pier Luigi Lo Palco – ma il numero di casi risulterà gestibile per il servizio sanitario”.

“E’ verosimile aspettarci casi in questo weekend, in parte come effetto dei comportamenti assunti lo scorso fine settimana. L’incubazione è tra 4 e 7 giorni: abbiamo visto folle assembrate al mare o in stazioni sciistiche o in mega aperitivi, luoghi dove probabilmente il virus ha circolato. Una parte di quelle persone nei prossimi giorni probabilmente mostrerà una sintomatologia. Speriamo di essere smentiti dai fatti”.

Il discorso riguarda soprattutto Roma, dove tra l’altro Virginia Raggi sta valutando la possibilità di chiudere parchi e ville comunali proprio per evitare che le attività motorie consentite si trasformino in assembramenti, e le altre città del sud.

E anche per evitare che si ripetano situazioni come quelle della settimana scorsa, sono 4mila gli uomini delle forze di polizia impegnati nei controlli mentre il ministro Bonafede ha annunciato l’assunzione di 1.100 unità della Polizia penitenziaria per garantire la sicurezza negli istituti di pena.

Intanto prosegue il lavoro della Protezione Civile per cercare di soddisfare le esigenze che arrivano dai territori. Uno dei fronti più delicati è quello della sicurezza dei lavoratori dei servizi essenziali, a partire da medici e personale sanitario, che non si possono fermare e che il premier Giuseppe Conte ha definito “colonna portante del paese” ringraziandoli per gli “sforzi straordinari” che stanno facendo. Nei prossimi giorni, ha assicurato, “la Protezione Civile distribuirà a tutti i lavoratori i dispositivi di protezione individuale”.

L’altro fronte su cui si lavora a pieno ritmo è il potenziamento degli ospedali e la fornitura di materiale sanitario. Il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha attribuito alla Protezione Civile l’impossibilità di realizzare un ospedale nella Fiera di Milano ma il Dipartimento ha risposto che il problema è il reperimento dei materiali sul mercato. Dunque, sarebbe la soluzione concordata, si va verso un potenziamento di tutte le strutture sanitarie già esistenti in Lombardia, soprattutto per quanto riguarda le terapie intensive. E proprio su questo fronte, sono già stati distribuiti circa 320 ventilatori nelle Regioni più sotto stress, una quarantina andranno domani nelle Marche e nei prossimi giorni ci saranno consegne in tutta Italia.

Sul fronte delle cure si rafforza il margine di speranza di arrivare a individuare una cura per aiutare i malati di Covid. A Napoli 3 pazienti sono migliorati grazie alla sperimentazione di un farmaco nato per tutt’altra malattia, il Tolicizumab, l’anticorpo monoclonale usato per l’artrite reumatoide, della Roche che ha annunciato la cessione gratuita.

I test erano cominciati in Cina e l’Italia ha aderito con l’ospedale Cotugno di Napoli. Ora l’Aifa sta valutando i risultati per dare il via libera al trial. I risultati sono stati definiti molto incoraggianti così come quelli per l’utilizzo dell’antivirale Remdesivir (della Gilead) che ha ottenuto il via libera per essere provato, in via preliminare, in 5 centri di riferimento per la lotta al coronavirus.

E mentre le aziende di tutto il mondo stanno potenziando le linee di ricerca, anche sperimentando nuove associazioni di farmaci già in uso per combattere l’infezione che il virus scatena nelle vie respiratorie, si moltiplicano gli appelli per unire gli sforzi e bruciare i tempi per individuare il vaccino. In tutto il mondo i progetti sono ben 35, tutti in fase iniziale, per molti dei quali non sono neppure cominciati i test sugli animali. Sul campo ci sono 15 aziende e da 20 consorzi pubblici-privati, ha spiegato il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi. Ma il numero cresce di giorno in giorno con annunci legati anche all’impegno assunto nei diversi paesi.

Alisei, Cluster Tecnologico Nazionale Life Science, Farmindustria, e Assolombarda lanciano per questo al Governo italiano un appello, proponendo una nuova Missione Europea per la ricerca del vaccino contro il Covid-19 con un budget consistente per un periodo di 12 mesi. “In un momento difficile, solo l’unione dei saperi e delle energie nazionali e internazionali può portare a un risultato concreto”, sostengono Diana Bracco, Massimo Scaccabarozzi e Sergio Dompé nella loro lettera al Premier Giuseppe Conte.

Intanto l’attenzione maggiore è rivolta su quello che sta accadendo nei reparti dove si utilizzano i farmaci sperimentali, uniche armi davvero a disposizioni per il momento. “Da sabato abbiamo trattato 6 pazienti tutti intubati. Di questi, 3 hanno avuto un miglioramento importante” ha spiegato Paolo Ascierto, direttore dell’unità di immunologia clinica del Pascale a capo della sperimentazione del farmaco per l’artrite reumatoride.

L’Italia parteciperà anche a 2 studi di fase 3 (quelli sull’uomo) promossi da Gilead Sciences per valutare l’efficacia e la sicurezza della molecola sperimentale antivirale remdesivir negli adulti ricoverati con diagnosi di COVID-19. I test saranno inizialmente condotti presso l’Ospedale Sacco, il Policlinico di Pavia, l’Azienda Ospedaliera di Padova, l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma e lo Spallanzani. Ma si stanno identificando in collaborazione con AIFA altri centri in Regioni con alta incidenza dell’infezione da coronavirus per includerli negli studi.

Un’altra via e’ quella di lavorare sugli anticorpi di chi è guarito. AbCellera e Lilly svilupperanno insieme, su questa intuizione, anticorpi terapeutici per il trattamento della malattia. Si indagherà fra gli oltre 500 anticorpi unici isolati da uno dei primi pazienti statunitensi ad essere guarito da COVID-19 per creare terapie per il trattamento e la prevenzione del coronavirus.

La corsa riguarda anche la diagnostica: negli Stati Uniti è stato annunciato un test rapido di poche ore per scoprire i casi, realizzato dalla Roche. Un obiettivo raggiunto in Italia pochi giorni fa con un altro test diagnostico della DiaSorin. Ora l’Aifa ha appena inaugurato una nuova sezione sul proprio sito per raccogliere tutte le informazioni su quello che accade nel settore e per informare operatori sanitari e cittadini in tempo reale.

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