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La coppia dell’acido non dovrebbe più vedere il figlio, per il bene del bambino

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coppia dell'acido non dovrebbe vedere figlio

La coppia dell’acido, così come ormai definita dalle cronache, ha avuto un figlio, il piccolo è nato, con qualche complicazione, ma è sano e sta bene. Tuttavia il suo futuro è incerto.
l Tribunale per i minorenni si pronuncerà oggi sul suo destino sul quale pesano le parole durissime del pm che ha presentato ricorso.
«In casi eccezionali come questo il pregiudizio causato al bambino dal fatto stesso di avere quei genitori è maggiore del pregiudizio che gli deriva dal perderli — scrive Annamaria Fiorillo —. Anche quando ciò avviene a scapito dell’interesse a conoscere le proprie origini».

La coppia dell’acido, per il bene del bambino, sarebbe opportuno che non gli stesse vicino, questo il senso delle parole della richiesta di allontanamento. Meglio sarebbe per lui che nulla sapesse della sua storia, che trovasse una vita normale in un altro ambiente, è l’avviso del pm.

Il ricorso ha aperto il procedimento di adottabilità ed è stato seguito alla lettera dai medici della Mangiagalli. Tanto che subito, con Martina ancora sedata dopo quindici ore di travaglio e il taglio cesareo, hanno allontanato il piccolo senza neanche farlo vedere o allattare dalla mamma.

Sostenendo che «non sia necessaria ulteriore istruttoria», il pm chiede ora al Tribunale per i minorenni che il neonato venga «subito collocato presso una coppia con requisiti di idoneità per l’adozione». Oppure in subordine presso una comunità «che garantisca l’assoluta riservatezza». Il piccolo, rimarca il pm, deve poter iniziare la sua vita senza così pesanti ipoteche. E crescere lontano dai riflettori.

Martina è l’amante di Alexander Boettcher, condannato in primo grado come lei a 14 anni per aver rovinato per tutta la vita con l’acido lo studente Pietro Barbini.
Il pm, nell’interesse del piccolo, e solo del piccolo, dice, pensando allo stato mentale in cui la «coppia diabolica» ha concepito il figlio e deciso di tenerlo, che sarebbe stato un «atto di responsabilità e vero rispetto nei confronti del figlio», se i genitori non lo avessero riconosciuto. Se pensassero ai bisogni del figlio invece che ai propri, sostiene il pm, sarebbero loro stessi a chiedere l’adottabilità immediata.
Perché questo consentirebbe al piccolo Achille di avere «una vita normale con genitori liberi senza il pesantissimo fardello della loro infamante reputazione» che il minore «si troverebbe a gestire se inserito nell’ambiente familiare».

Martina e Alexander hanno sfigurato Pietro con l’acido per gelosia (articolo correlato)

Redazione

18/08/2015

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