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Com’è possibile che il ginecologo di Dolo esercitasse da anni senza titoli?

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Com'è possibile che il ginecologo di Dolo esercitasse da anni senza titoli?

Come può succedere che un uomo con una laurea in medicina (pare), ma privo di abilitazione possa lavorare per una vita in Sala parto, affrontare gravidanze e problemi?

Come può essere accaduto che lo stesso uomo abbia svolto la responsabilità di primariati a Riva del Garda, a Bologna – come ha riportato il quotidiano “L’Adige” – e che nonostante la cancellazione del suo nome da parte dell’Ordine dei Medici di Ferrara, in quanto non avente diritto all’iscrizione, in mancanza di titolo adeguato, abbia seguitato ad esercitare la funzione di medico?

E se poi capita, come pare sia successo, che dopo un suo intervento sia nato un bambino che dovrà affrontare una vita difficile a causa delle conseguenze dovute al fatto che il “dottor” Andrea Stampini ha insistito per un parto naturale, mentre il nascituro era in sofferenza e forse un cesareo avrebbe potuto evitare i danni e i suoi effetti?

Ora il bambino, a dieci mesi dalla sua nascita, è stato trasferito a Padova, affinché i medici possano intervenire in una situazione alquanto delicata e precaria che prevede ulteriori accertamenti negli anni a venire.
I genitori sono costretti a subire questa spada di Damocle legati ad un filo di speranza.

La madre, da Camponogara si era spostata a Dolo, per partorire a dicembre dello scorso anno e da quel giorno lei e sua famiglia non hanno vissuto un solo momento di serenità.
La giovane coppia ha denunciato tutto all’Asl 13 che ha demandato al Tribunale del malato. L’avvocato Silvia Sorrentino, suo tramite, ha richiamato alle gravi responsabilità e posto in essere l’esigenza di un risarcimento per il danno provocato.

Ora, come succede giustamente in questi casi, dopo l’esposto dei genitori alla Procura della Repubblica di Venezia, che indagando avrebbe scoperto pesanti scorrettezze e incoscienza, si apre un ventaglio di domande e si mettono in evidenza i problemi di carattere sanitario, della prevenzione, dei controlli, che forse potevano essere eseguiti molto prima.

Al fine di non far succedere quanto non doveva accadere: che a pagare siano un bambino e il suo precario futuro, una famiglia disperata e umiliata dall’incuria, non solo del “dottor” Stampini, ma di tutta una organizzazione istituzionale e lavorativa che non si è fatta carico di far chiarezza, nonostante sarebbero stati tanti e circostanziati gli episodi denunciati.

Andreina Corso

23/10/2015

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