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Come i caccia aerei egiziani hanno bombardato la Libia

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isis giustizia 21 egiziani provocando aerei egiziani

L’Egitto, per bocca del suo presidente egiziano Al Sisi, era furioso per il massacro dei 21 cristiani copti giustiziati attraverso decapitazione collettiva sulle rive del Mediterraneo (foto).
L’Egitto ha deciso di agire, sentiti i propri servizi di intelligence è stato dato l’ordine e i caccia aerei si sono alzati in volo con obiettivi ben precisi come rappresaglia.
La sorpresa ha giocato un ruolo fondamentale, assieme al fatto di avere obiettivi ‘strategici chirurgici’.

Il primo raid aereo nella notte di domenica, seguito da altre incursioni, tre almeno, con i caccia egiziani che attaccavano Sirte, Derna e Bengasi.

I rapporti dicevano che in determinate posizioni vi erano degli avanposti fiancheggiatori di Isis. Tanto bastava, anche se non direttamente coinvolti nell’eccidio dei 21 cristiani copti giustiziati, su quelle zone gli aerei hanno sganciato le loro bombe.
Gli attacchi avrebbero causato la morte di oltre 60 militanti e di tre loro dirigenti. Ma forse anche di civili. O perlomeno è quello che denuncia il governo islamista di Tripoli in contrasto con l’esecutivo di Tobruk che, ovviamente, è al fianco dell’Egitto.

Il fronte integralista ha reagito immediatamente: il fronte ha concesso 48 ore di tempo ai cittadini egiziani in terra libica per lasciare il paese, mentre la fazione Ansar al Sharia ha annunciato la cattura di 35 operai del settore agricolo arrivati dall’Egitto.
Ora il rischio è che possano essere usati come scudi umani oppure assassinati per ritorsione.

Il Cairo sta cercando di sfollare i propri cittadini dalla Libia attraverso la Tunisia, ma lo scambio pare reciproco: vengono segnalati numerosi estremisti tunisini passati in Libia a rendere ancora più in ebollizione il momento.

I raid aerei paiono comunque aver avuto il merito di compattare il fronte arabo. Il presidente egiziano, il generale Abdel Fattah al Sisi, ha incassato il sostegno aperto degli Emirati Arabi. Contemporaneamente, il generale ha inviato il suo ministro degli Esteri al Palazzo di Vetro dell’Onu per chiedere un intervento internazionale in Libia.

Le prossime ore saranno cruciali, si teme l’ennesima rezione dell’Isis ma gli aerei egiziani F-16 sono pronti con la scritta sulla coda «Lunga vita all’Egitto». Le vittime innocenti? Un prezzo ritenuto accettabile da pagare per fermare gli integralisti.

Mario nascimbeni

[17/02/2015]

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