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Era te che cercavo, il flusso di coscienza di Pedro Chagas Freitas

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era te che cercavo

Puro, semplice, complesso gioiello letterario. Questo è Era te che cercavo di Pedro Chagas Freitas, edito da Garzanti, che ci regala un’opera breve (stiamo parlando di 160 pagine), ma assolutamente straordinaria nel modo di raccontare una storia, che poi storia non è, un flusso di coscienza inesorabile, angosciante, alla ricerca dell’amore.

È lei. Sempre lei. La donna che misteriosamente compare in tutte le fotografie di Carlos. La donna che silenziosa lo segue ovunque come un’ombra scura. O almeno lui crede che lo segua. Perché da un po’ di tempo a questa parte, da quando si è reso conto che il suo matrimonio è diventato una prigione e sua moglie non è più la donna che ha sposato, la sensazione di essere osservato da lontano non lo abbandona mai. Forse sta solo perdendo la testa. Sta diventando incapace di distinguere realtà e finzione, un confine labile che si fa sempre più sottile nei contorni sfumati di un’istantanea. Eppure, qualcosa gli dice che non è solo suggestione. È quasi sicuro che lei sia sempre lì, lo osservi con attenzione, guidi i suoi gesti e le sue azioni. Ma cosa vuole questa donna misteriosa, che si è insinuata nella sua vita facendo crollare anche le poche certezze rimaste? Perché ha scelto proprio lui?  Quando comincia a ricevere messaggi enigmatici che riecheggiano minacciosi nella sua testa, Carlos non ha più dubbi: deve andare a cercarla, costi quel che costi.

Una fissazione, un punto fisso, qualcosa per la quale vale la pena vivere, lottare, credere. Era te che cercavo non è un romanzo consono, è un viaggio onirico, un’illusione, una rincorsa ansiosa verso l’oggetto del desiderio. Pedro Chagas Freitas ci catapulta nel mondo di Carlos facendoci prendere parte alla sua corsa con frasi brevi, ripetizioni, onomatopee, trasmettendo un’angoscia che solo la parola scritta e letta con il ritmo giusto riesce a creare in noi.

Un libro difficile da raccontare, ma che bisogna vivere, esistenziale e di rara bellezza. Solo i grandi autori, infatti, sono in grado di portarci dentro la testa del proprio protagonista senza mai farci uscire. Chagas Freitas ci deposita lì e ci lascia per tutto il tempo della lettura a difenderci dai mille pensieri che affollano la mente di Carlos, facendoci diventare, poi, lo stesso Carlos.

Pensiamo come lui, vediamo come lui, non riusciamo ad operare quel distacco tra lettore e protagonista; qui l’immedesimazione è massima e la stessa disperazione che lo attanaglia nella ricerca del suo grande amore, inizia ad attanagliare pure noi. Vogliamo vederla questa donna, vogliamo sentirla, trovarla, è una chimera, ma poco ce ne importa, lei sarà quella per cui vale la pena buttare tutto l’aria.

Ed in questa maniera assolutamente originale, Pedro Chagas Freitas riesce a parlarci dell’Amore quello che ancora deve entrare nelle nostre vite eppure già vive in noi, quello puro, quello che non può esaurirsi, quello trattato dai grandi poeti e teorizzato dai grandi filosofi, quello che permette al nostro cuore di pulsare, quello che lascia immersi in pensieri sconnessi, slegati, ma che trovano un loro ordine nel momento in cui questo amore così astratto si tramuta in realtà.

Era te che cercavo non è un libro semplice e non è un libro per tutti a causa della mancanza di una storia vera e propria, ma è quella di quelle esperienze meravigliose, che ti fanno vibrare l’anima e ti lasciano qualcosa in più su cui riflettere.

Sara Prian

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