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Carnevale di Venezia in difficoltà: dopo l’acqua alta il virus

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carnevale di venezia maschere e gondole

Carnevale di Venezia, qualcuno parla già di crisi. Venezia si trova a fare i conti, dopo l’acqua alta, con il virus.

Il quadro che rimbalza attraverso le agenzie è drammatico, parla esageratamente di alberghi semideserti, di disdette continue per un periodo in cui, più degli altri, dovrebbe essere particolarmente felice per l’ospitalità turistica.

“Ma non è colpa solo del coronavirus e della psicosi che l’accompagna”, osserva Claudio Scarpa, presidente degli albergatori di Venezia che ricorda “la pubblicità negativa fatta dalla stampa estera scrivendo dell’acqua alta”.

“Nelle settimane del Carnevale – spiega – il tasso di occupazione degli alberghi raggiunge il 100%, ora siamo ad una flessione del 30%”. Ma si ipotizza che la parabola continui”.

Una debacle che viene da lontano, dall’acqua appunto, con un meno del 50% del tasso di occupazione degli hotel nei primi due mesi dal quel nefasto novembre.

Tutta colpa, per Scarpa, di come la stampa estera ha restituito l’immagine dell’acqua alta “facendo palesare che qui ci sia stato una sorta di tsunami, trasferendo sui media l’immagine di una città inondata, sotto 1,87 centimetri di acqua che è il dato scientifico, quello registrato nel medio mare, quando in realtà era inferiore a un metro”.

E da qui una discesa preoccupante delle prenotazioni che è partita, appunto, il 12 novembre 2019 con quell’eccezionale marea che ha stravolto la città lagunare, la cui onda lunga è proseguita fino ad oggi e a cui si è aggiunta la piaga del coronavirus con conseguenti altre contrazioni importanti di prenotazioni.

“Che rischia di aggravare – sentenzia Scarpa – una crisi già in atto”.

“Il Coronavirus – spiega il presidente degli albergatori lagunari – si riflette sul turismo cinese che sceglie Venezia solo per il 3%. La grossa fetta è invece rappresentata dal resto del mondo, specie degli Usa dove il pensiero principale è ‘restiamo a casa’. Dove ci si sente più sicuri, mentre mettersi in viaggio è un pericolo. La paura di viaggiare – osserva – ha messo in crisi qualsiasi paese, non solo l’Italia. E’ un problema planetario”.

L’immagine dell’acqua alta, finita e stravolta dalla stampa estera, è un tarlo che Scarpa vuole estirpare a tutti i costi.

“Abbiamo invitato 50 giornalisti di ogni nazione, dalla Turchia, Canada, Australia, Giappone, Francia, Russia – rileva Scarpa – per far vedere che la città è in ordine, che tutto funziona, che l’acqua alta non c’è. Arriveranno qui domani e saranno nostri ospiti per due giorni. Per il Coronavirus non possiamo far niente, per l’altro aspetto sì”.

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