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Caos pensioni, cosa farà il governo? 10 miliardi il costo della nuova sentenza

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Il governo si sta riprendendo dallo choc per la recente pronuncia che getta il caos sulle pensioni interessando circa 6 milioni di pensionati.
L’avvocatura di Stato aveva quantificato che restituire quanto dovuto ai pensionati che percepiscono tre volte il minimo sociale Inps sarebbe costato circa 5 miliardi, ma non è così.

Il ‘buco’ rischia di essere molto più grande: secondo lo Spi-Cgil, i risparmi per le casse dello Stato derivanti da questa norma sono stati di circa 8 miliardi di euro in due anni. E salgono a 9,7 miliardi di euro, in quattro anni, con lo stop alla rivalutazione (totale per le pensioni oltre sei volte il minimo) deciso dal governo Letta.

La realtà è che il governo non ha ancora fatto i conti. Né sono già state individuate le soluzioni tecniche da mettere in campo per dare seguito alla sentenza della Consulta. Sentenza che “non si può che applicare”, afferma il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, senza però sbilanciarsi sulle ripercussioni per i conti pubblici: “Dovremo approfondire collegialmente, è troppo presto”.

Di certo i sindacati rilanciano il pressing per cambiare la legge Fornero. “La riforma previdenziale peggiore d’Europa”, che va “rottamata”, dice senza mezzi termini il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. “Era una norma ingiusta e la Corte costituzionale lo ha confermato: è la dimostrazione che bisogna mettere mano alla legge Fornero che è piena di ingiustizie ed è una delle ragioni della crescita della disoccupazione”, stigmatizza il numero uno della Cgil, Susanna Camusso.
Mentre il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, con una battuta ironizza anche sul tesoretto che “è solo virtuale, per questo volevano darlo ai poveri”. E che ora “il governo e l’Inps devono applicare” questa sentenza “così come avvenne con il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro che fu restituito a stretto giro”.

Nel 2013, a inizio giugno, la Corte Costituzionale ha bocciato un’altra norma del Salva-Italia del governo Monti che introduceva un prelievo sulle pensioni sopra i 90.000 euro lordi annui. A meno di due mesi da quella decisione, l’Inps (a fine luglio) ha emanato una circolare con cui dava il via alla restituzione dell’importo trattenuto a partire da quell’anno. Si trattava, allora, di un rimborso di circa 40 milioni di euro annui.

Cosa può fare ora il governo? Potrebbe con un decreto legge disciplinare l’esecuzione della sentenza con l’obiettivo di limitarne l’impatto sui conti pubblici.
Ad esempio, potrebbe disporre intanto il ricalcolo delle pensioni con gli adeguamenti bloccati nel 2012 e 2013 mentre per gli arretrati avviare un rimborso a rate. Ma potrebbe anche prendere decisioni più drastiche, disponendo una rimodulazione del blocco, facendolo restare solo sulle pensioni elevate, visto che la Corte ha bocciato la misura proprio perché colpiva anche quelle modeste.

03/05/2015

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