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Calcioscommesse, due organizzazioni in competizione per truccare le partite

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calcioscommesse partite truccate per vincere campionato

Perquisizioni oggi da parte della Polizia nelle sedi di diverse squadre di Lega Pro e serie D che sarebbero coinvolte a vario titolo nell’indagine sul calcioscommesse.
Le perquisizioni riguardano anche i domicili personali privati di dirigenti, allenatori e calciatori che, secondo l’indagine, si sarebbero associati per truccare le partite.
Le due distinte organizzazioni scoperte, una operante in Lega Pro e una in serie D, erano in grado di alterare i risultati e investire denaro nel giro delle calcioscommesse, sia in Italia sia all’estero. Poche le notizie che trapelano finora sull’operazione.
I componenti dell’organizzazione collegata con l’estero e dedita al calcio scommesse sgominata stamane dalla polizia “tramavano per estendere le combine al campionato di serie B e a gare più importanti”. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo incontrando i giornalisti per illustrare i dettagli dell’operazione. Lombardo ha aggiunto che la Dda “non ha elementi per dire se la combine sia andata a buon fine”.
L’indagine ha portato a galla un mondo in cui il problema pare tutt’altro che risolto: l’operazione condotta stamani dalla polizia contro due organizzazioni dedite al calcioscommesse “dimostra che l’attività delinquenziale legata al settore è sempre attiva e fiorente non solo in Italia”. Lo ha detto il questore di Catanzaro Giuseppe Racca. “Abbiamo scoperto una stabile organizzazione criminale – ha aggiunto – che grazie a calciatori, dirigenti e tesserati e non, ha messo in atto condotte finalizzate ad alterare i risultati di varie partite. Il problema è tutt’altro che risolto”.

“Non deve stupire la presenza della criminalità organizzata nel calcioscommesse, perché questa cerca di inserirsi in ogni settore in cui può investire denaro e ricavarne guadagni”. Il procuratore della Repubblica di Cremona, Roberto di Martino, titolare dell’inchiesta sul ‘calcio malato’ che è in fase di conclusione dopo quattro anni in cui sono stati arrestati anche calciatori di serie A, commenta così gli esiti dell’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato a decine di arresti per scommesse illecite in Lega Pro e Serie D. Di Martino, che si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per numerosi indagati, spiega che, nell’inchiesta cremonese, ma ancor più in quella della Procura di Bari, era emerso qualche contatto tra alcune delle persone coinvolte e esponenti della criminalità organizzata, almeno per quanto riguarda il filone cremonese, ma che non si trattava di rapporti organici. “Altra cosa è la criminalità organizzata singaporiana – osserva di Martino in relazione al gruppo capitanato da Tan Seet Eng , detto Dan, che reggeva le fila delle scommesse illecite -, ben presente nell’inchiesta ma che non è assimilabile a quella italiana”.
“Un mondo malato, quello del calcio – prosegue il magistrato – gestito dagli indagati, dove la fragilità di giocatori, sedotti dal mito del guadagno rapido e facile, ovvero dalla prospettiva di ingaggi con altre squadre, si intreccia con la spietatezza di scaltri dirigenti sportivi e con la criminalità organizzata, passando attraverso l’indifferenza delle società calcistiche. Il dato più raccapricciante che emerge è quello consistente nell’amara quanto palese constatazione di cosa sia diventato lo sport calcistico gestito dagli indagati, in cui emergono palesemente le condotte di tali direttori sportivi, presidenti e manager calcistici che ormai concepiscono la gestione delle proprie società o di quelle da acquisire di volta in volta, esclusivamente come una ‘fonte di reddito’ derivante dalle scommesse che essi stessi piazzano e fanno piazzare sulle partite che sono stati in grado di truccare”.

Erano finalizzate alla vittoria del campionato di alcune società, quali Neapolis e Brindisi, oltre che per lucrare sulle scommesse, le combine organizzate dalle due associazioni sgominate dalla polizia di Stato.
Il primo gruppo sarebbe ruotato attorno alle figure di Mario Moxedano e Antonio Ciccarone, rispettivamente presidente e direttore sportivo del Neapolis, squadra di Lega dilettanti girone I, e Pietro Iannazzo, ritenuto dagli investigatori esponente di spicco dell’omonima cosca di ‘ndrangheta attiva su Lamezia Terme, arrestato nei giorni scorsi nell’ambito di un’inchiesta contro la cosca. I tre, scrive il pm Elio Romano nel decreto di fermo, “valendosi della collaborazione di dirigenti sportivi, calciatori delle altre squadre di Lnd, affaristi senza scrupoli, organizzano frodi sportive il cui scopo primario è quello di procurare la vittoria del campionato al Neapolis”. Le frodi investono anche gironi diversi da quelli del Neapolis, “mosse dal fine di effettuare scommesse sulle gare falsate così da lucrare su facili vincite o cedere l’informazione alla cerchia di accoliti, tra i quali non mancano i calciatori, per consentire loro di scommettere sulle partite alterate. Moxedano e Ciccarone sarebbero venuti così a conoscenza di altre società, ad esempio il Brindisi, che perseguono il medesimo scopo di vincere il campionato, in un girone diverso, ma con i medesimi mezzi”. La seconda associazione, che si occupa della Lega Pro, sarebbe dipanata attorno alla figura di Fabio Di Lauro, ex calciatore, “faccendiere – scrive il pm – che approfitta della parte marcia dell’ambiente che ben conosce, traendo cospicui guadagni dalle scommesse sulle partite oggetto di frode che finanzia attraverso gli stretti rapporti che intrattiene con ‘signori’ delle scommesse dell’Est Europa nonché con gli ‘addetti ai lavori’ del calcio nostrano”. Tra questi ultimi, per il pm, spiccano le figure di Ercole Di Nicola, direttore sportivo de L’Aquila e di Daniele Ciardi, magazziniere del Santarcangelo, entrambe formazioni di Lega Pro girone B. Di Nicola avrebbe invaso anche altri gironi e addirittura, scrive il pm, “riesce ad introdursi nel campionato di serie B, cedendo ai complici, dietro finanziamento della combine, informazioni su partite combinate del torneo cadetto”. Ciardi, dal canto suo, avrebbe “messo in vendita le prestazioni di calciatori compiacenti della squadra per cui lavora”. Seguendo l’opera di Di Lauro, gli investigatori arrivano a Mauro Ulizio, ex direttore sportivo del Monza, e Massimiliano Carluccio, socio di fatto al pari di Ulizio, della Pro Patria che “si dedicano a combinare gli incontri che coinvolgono squadre di Lega Pro girone A”.

19/05/2015

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