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Calcio italiano e Parma, vicenda senza più dignità

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calcio italiano e Parma

Continua la farsa della vicenda Parma e sembra non aver fine. Incontri con il sindaco, curatori e udienze fallimentari in arrivo, un presunto presidente che vaga per la città invece di lavorare. Nel frattempo, sequestrate anche le panchine e due partite di campionato saltate. Dalla Colombia nel frattempo l’indimenticato ex Faustino Asprilla si proclama pronto alla raccolta fondi per far almeno completare il campionato ai gialloblu. Una sua idea in cui vorrebbe coinvolgere anche altri ex, da Apolloni a Crespo. Due che dall’attuale dirigenza continuano a non percepire stipendi.

Tutto questo mentre il presidente Manenti prosegue con i proclami, ora è pronto anche a cedere il club a una fantomatica cordata. Lui però anche in caso di cessione non si farebbe da parte. Mistero… Il presidente Tavecchio ha dichiarato che la Federazione sta lavorando per far giocare il Parma domenica… Sta lavorando? E fino ad oggi dove è stata? Soprattutto perché ci si sta muovendo così tanto proprio ora e proprio per il Parma? Quanti casi ci sono stati negli anni? Come il Napoli, la Fiorentina, la Triestina e tutte quelle che ogni anno spariscono in Lega Pro?

Anche nel fallimento esistono squadre di serie A e serie B? Cosa determina l’interesse della stampa verso un evento? Perché nessuno si è mai occupato ad esempio proprio della Triestina? E’ una società storica quanto il Parma se non di più e non si può muoversi solo per alcune. Facendo così è come dare ragione a Lotito, quando sostiene che certi club non dovrebbero emergere. Avrebbe ragione se non parlasse per interesse mediatico e di introiti televisivi ma per stabilità economica.

Possibile non si riesca ad effettuare un controllo preventivo prima dell’iscrizione per evitarsi situazioni imbarazzanti poi? Certo che si può ma siamo in un paese, dove ci si accorda e si trova il modo di aggirare le regole. Perché le regole esistono, basta applicarle. Quello che sta infastidendo la gente è però questa forma di protesta da parte di milionari che non hanno certamente bisogno impellente di soldi.

Dietro i calciatori però ci sono impiegati, massaggiatori, magazzinieri, addetti stampa e decine di altri lavoratori. Il Parma calcio è una azienda a tutti gli effetti, quindi se i calciatori possono con le loro dimostranze difendere anche chi con quello stipendio sopravvive, ben venga.

Inoltre lo stesso calciatore non tira calcia al pallone solamente per passione, il lato romantico del calcio è morto da anni. L’atleta è un professionista e come tale si comporta, è un lavoratore e come è corretto gode dei diritti di qualunque altro lavoratore. Quindi indipendentemente dal lavoro svolto, se non si riceve lo stipendio è negato un diritto.

Il tifoso è uno strano soggetto, contesta i guadagni spropositati dei calciatori ma ogni domenica li idolatra. Probabilmente se il campionato venisse sospeso, questo spingerebbe gli italiani alla rivoluzione. Sarebbe l’unica ragione.

calcio italiano

Mattia Cagalli

05/03/2015

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