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Brugnaro scelto per spazzare via lo scandalo del Mose

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brugnaro sindaco dopo scandalo mose
L’imprenditore Luigi Brugnaro è il nuovo sindaco di Venezia. A scrutinio quasi concluso è evidente già la vittoria: è sul 53,2% dei consensi, staccando felice Casson, candidato del centrosinistra, di sette punti percentuali.
Come un tornado, in meno di cento giorni di campagna elettorale dalla discesa in campo con delle civiche e l’appoggio di Fi e ncd, il 21 marzo scorso, Brugnaro ha spazzato via la speranza del Pd di tornare a governare a Ca’ Farsetti cancellando l’onta dello scandalo Mose, che aveva portato il 4 giugno scorso all’arresto del sindaco Giorgio Orsoni e poi al commissariamento del Comune.
Un sogno di una stagione nuova affidato a Felice Casson, senatore non in linea con la maggioranza renziana, ma che dopo le primarie era riuscito a ritrovare una certa unità del partito, che si è infranto come un cristallo con l’arrivo dei primi dati dai seggi.
A pesare come un macigno anche il dato dell’astensionismo.
Al ballottaggio hanno complessivamente votato 103.782 elettori su 211.720 iscritti, pari 49,01%. Al primo turno aveva votato il 59,81% degli aventi diritto.

Casson aveva puntato molte delle sue carte sulla discontinuità con il passato, in un quadro di trasparenza e onestà, sul rapporto diretto con i cittadini, con un rifiuto di fare apparentamenti politici per consolidare il 38% ottenuto il 31 maggio scorso, quando aveva chiuso in testa staccando il diretto avversario di una decina di punti percentuali. Aveva guardato all’area degli elettori di M5s, che potevano costituire un serbatoio di oltre 12 punti percentuali. Qualcosa però non ha funzionato.
Da un ventennio circa il centrosinistra era alla guida di Venezia. Nella sede elettorale a Mestre di Casson musi duri, mentre la gioia è esplosa tra i sostenitori di Brugnaro, pronti da Mestre a recarsi subito a Ca’ Farsetti. Il neo sindaco non aveva mai nascosto la sua certezza di poter rimontare il distacco e di vincere la partita: “quando faccio una cosa la faccio per vincere” aveva detto dopo l’esito del primo turno. In queste settimane ha più volte ribadito la sua estraneità a logiche partitiche, senza destra o sinistra – aprendo di fatto anche ai ‘renziani’ anche in giunta – e che la sua ferrea volontà è quella di costruire una città che guarda al futuro, che costruisce lavoro: “una città diversa” che abbia nella sicurezza e nel decoro alcune caratteristiche forti. Sul piano politico era riuscito in questi quindici giorni a ottenere l’appoggio dell’area leghista.

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