Botte da matti tra due giovanissime, che qualcuno ha riconosciuto come borseggiatrici, l’altra sera in campo San Maurizio a Venezia.
Pesante la violenza e ancor più preoccupante, se si pensa che una di loro è incinta, ed è proprio questa ad aver avuto la peggio con una bottiglia rotta sulla testa. Increduli, impauriti i passanti e i turisti che hanno assistito alla scena e chiamato subito le Forze dell’Ordine e i soccorsi: al che le ragazze sono fuggite tra calli e campielli.
I toni della lite, le urla, hanno richiamato una donna che lavora al Museo della Musica, è uscita e ha assistito ad una violenza indicibile, con sangue e vetri a terra.
E’ lei ad averle riconosciute come delle abitudinarie frequentatrici del campo con consolidate esperienze di borseggio, da qui si è pensato che la lite riguardasse il predominio di una di loro su quel territorio.
Il responsabile del Museo della Musica Robert De Pieri, sa che in quel campo e nella zona tra San Moisè e Santa Maria del Giglio, le borseggiatrici sono attive, ma ricorda anche che si tratta di minorenni, che spesso vengono a riposare sulla scalinata della chiesa o sui ponti, e che quindi l’intervento nei loro confronti dovrà tener conto di questo elemento: c’è evidentemente un problema di sfruttamento e bisognerebbe individuare e punire i responsabili.
Il famoso gatto che si morde la coda riguarda l’orda turistica, che attira per ovvie ragioni chi vive di espedienti, nella marginalità e approfitta della confusione per rubare.
Il conflitto e la violenza tra le due giovani ha registrato la realtà di non facile lettura, che merita una presa in carico responsabile di fatti come questi, interrogandosi sul come prevenirli e rimuoverli dall’isolamento in cui crescono e prolificano.
Andreina Corso