Se è vero che Venezia è una città che tutti hanno il diritto di visitare ed apprezzare, è altrettanto vero che ogni anno si ripropongono le questioni del rispetto e delle compatibilità che emergono ad ogni inizio estate.
Questa volta sono state le biciclette al Caffè Florian in Piazza San Marco a far indignare molti veneziani, offesi dalla loro inopportuna presenza.
Il professor Jan Van Der Borg, docente a Ca’ Foscari di Economia del Turismo, studia da anni il fenomeno del disagio, del degrado, lavorando su ipotesi di controllo dei flussi turistici e la messa a sistema di un orientamento coordinato per la cura dell’accoglienza degli ospiti e la tutela di Venezia dei veneziani.
I suoi studi tentano di spingere le istituzioni a trovare rimedio alla realtà esistente. L’ACTV sta ragionando sugli imbarcaderi differenziati per alleggerire le file di attesa.
E’ pur vero che tanti e sgradevoli sono i comportamenti che sviliscono la città e che rimuoverli non è semplice. Anche correndo il rischio di essere accusati di utopia, si potrebbe pensare che ogni persona, indipendentemente dalla nazionalità e dal colore della pelle, dovrebbe sapersi comportare con civiltà e rispetto anche nei confronti di Venezia.
E’ vero, le persone si possono multare, ma non educare all’improvviso. Forse gioverebbe interrogarsi sulle situazioni di povertà e sullo spopolamento, l’esodo forzato di anno in anno più evidente. Impossibile non incontrare “parte” dei motivi di questo disagio.
Venezia ha aperto la sua sfida implementando l’aspetto turistico commerciale e perdendo la pulsione artigianale, sostituita fin troppo da agenzie immobiliari. Gli abitanti se ne sono andati a causa del costo della vita, dell’impossibilità di trovare casa a prezzi accessibili, i negozi sono spariti. Molte abitazioni sono state trasformate in Bed & Breakfast, i giovani non hanno futuro.
I veneziani che possiedono case le tengono sfitte o le affittano due mesi all’anno a turisti. In questo senso giunge salutare l’attuale bando comunale per l’affitto alle giovani coppie.
E’ vero che il veneziano doc può essere considerato un Panda, ma forse è più utile creare connessioni, piuttosto che divisioni e cercare di individuare le ragioni di un degrado in una città universale, definita di pace, che tanto può dare dal punto di vista culturale, ma che deve forse spingersi nella ricerca della sua umanità.
Redazione
(foto di Enzo Pedrocco)
08/04/2016
(cod venede)