Aveva ragione Antoine de Exupery , che nel suo Piccolo Principe ammoniva “Tutti i grandi sono stati bambini, ma non tutti i grandi ricordano di esserlo stati”. E perché non scomodare un autore che amava i bambini e il loro mondo immaginario e affettivo per parlare della Barchetta blu?
Un appello alla civiltà e alla giustizia quello della Barchetta blu, nel tentativo disperato di poter navigare ancora, per consolidare una preziosa esperienza educativa.
Un “vissuto” di sedici anni, durante i quali genitori, bambini, insegnanti e operatori operatori hanno praticato un felice scambio di esperienze, interessi e solidarietà. Ne danno testimonianza il rapporto con le ludoteche, le biblioteche, le letture da parte dei nonni, l’approccio con la città…
Oggi tutto questo è fortemente in crisi a causa dei finanziamenti che il Comune afferma di non poter erogare per questo servizio (che dovrebbe concludersi con il 31 Dicembre), mandando all’aria posti di lavoro, e l’operatività costruttiva di una équipe che con professionalità e amore si è accostata al mondo dei bambini, all’elaborazione di molti progetti educativi e culturali.
Perché l’etica economica cittadina non ce la fa a privilegiare il diritto dei bambini e delle loro famiglie a continuare un’esperienza positiva, anche in ragione dei pochi posti disponibili negli altri spazi educativi in città e soprattutto per non perdere la possibilità di valorizzare un servizio apprezzato entro il quale tutti si sono trovati bene?
Gioverebbe forse un ragionamento sugli spazi che la città dedica ai bambini, su quanto sappiamo dei loro bisogni e delle loro esigenze…
Da mesi le famiglie sono in faticose mobilitazioni, petizioni, raccolte di firme, incontri e confronti con le istituzioni, hanno impegnato la cittadinanza, gli insegnanti e la società civile in una strenuante difesa di “quanto costruito nel tempo”, perché ciò che appartiene al futuro dei bambini, “non sia violato”.
Andreina Corso
21/10/2015
Riproduzione vietata