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Bambino nato senza gambe, com’è possibile che nessuno se ne sia accorto prima?

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Bambino nato senza gambe, com'è possibile che nessuno se ne sia accorto prima?

La storia del bambino nato senza gambe è particolarmente dolorosa. A partire dai giorni nostri: lui è nato e tutti parlano della sua morte. Nel senso che il dibattito verte sul diritto di mamma e papà a non farlo nascere per il suo grave handicap: non ha le gambe, dal ginocchio in giù.
Il bambino nato senza gambe è venuto alla luce la notte di Natale all’ospedale di Parma, per lo stupore dell’ostetrica e dei medici e per il dramma dei suoi genitori.
Del fatto si sono accorti proprio nel momento del parto, non prima: l’infermiera è intervenuta tempestivamente fasciando il frugoletto in modo che il padre e la madre non lo vedessero. «Dovevamo prepararlo alla brutta notizia, sia lui, sia la madre».

Com’è possibile che nessuno si sia accorto prima della menomazione? Nessun medico, nessuna struttura. Le ecografie riportavano: «Feto nella norma». Com’è possibile?
In questi casi, a quanto pare, è cruciale l’ecografia morfologica del quinto mese.
Un ”errore di lettura” dell’ecografia morfologica fatta al quinto mese, o una sua ”cattiva esecuzione”, potrebbe spiegare lo sviluppo del bambino nato senza gambe a Parma senza che alcuna malformazione fosse stata precedentemente segnalata alla madre o ai genitori.
A chiarire le possibili cause di questo evento, per il quale i genitori del piccolo hanno annunciato una causa per la richiesta dei danni, è Sandro Gabrielli, della Clinica Ostetrica del Policlinico S.Orsola di Bologna e coordinatore per l’Emilia Romagna della Società italiana di ecografia ostetrica e ginecologica e
metodologie biofisiche (Sieog). Proprio l’ecografia effettuata alla ventesima settimana di gestazione, sottolinea l’esperto, è infatti ”l’esame fondamentale per la valutazione delle condizioni morfologiche del feto”.

Ed ora la vicenda prenderà la strada del duro scontro legale.
Secondo la denuncia dei legali della famiglia, gli avvocati Silvia Gamberoni e Alessandro Falzoni, al neonato, nessuno avrebbe mai diagnosticato nei nove mesi precedenti al parto il grave handicap.
Nel mirino dei legali il medico privato di Parma che ha seguito la madre 34enne, la Casa della Salute di Parma dove vennero fatti alcuni esami, l’Ausl di Parma e l’Azienda ospedaliero-universitaria della città emiliana.

”Dai primi elementi che abbiamo raccolto nell’istruttoria – ha spiegato il direttore generale dell’azienda
ospedaliero-universitaria Massimo Fabi – risulta evidente come la prima fase del percorso nascita, che è quella che dal punto di vista diagnostico diventa decisiva per le scelte consapevoli da parte della famiglia rispetto alla prosecuzione o meno del percorso nascita, sia avvenuta completamente al di fuori delle linee guida delle procedure previste dalla Regione Emilia-Romagna e formalizzate nel percorso nascita istituzionale a cui si attengono le azienda sanitarie pubbliche”.
I controlli eseguiti all’arrivo della gestante in ospedale, sottolineano ancora dal Maggiore di Parma, non hanno più finalità di diagnosi morfologica e prevedono come controlli di routine la verifica del battito cardiaco e l’analisi del liquido amniotico.
Quindi solo al momento della nascita medici e assistenti del reparto di neonatologia di Parma si sono accorti che le gambine del piccolo si interrompevano sopra al ginocchio. Una choc a cui hanno preparato i genitori con un delicato colloquio.

”E siamo
sinceramente addolorati e vicini alla famiglia, verso la quale c’è la massima disponibilità all’aiuto – aggiunge Elena Saccenti, direttore generale dell’azienda Usl di Parma -. Sottolineo comunque come tutta la prima parte diagnostica sia stata seguita fuori dal nostro ‘percorso nascita istituzionale’ che prevede con tempistiche definite accertamenti e analisi”.
Un percorso che conduce la donna sino al parto e che non sarebbe stato seguito dalla mamma del bimbo sino a quando, alla 30/a settimana di gestazione, non le è stato diagnosticato un diabete gestazionale. Solo allora la donna si sarebbe recata presso un centro specializzato dell’Azienda Usl dopo essere stata seguita nelle settimane precedenti dal proprio medico di famiglia che è anche specialista in ginecologia. La malformazione del piccolo non dovrebbe però essere correlata alla patologia che ha colpito la donna, anche se gli accertamenti sono ancora in corso.

”Resta il fatto che ci siano state gravi omissioni e mancanze”, sottolinea l’avvocato Silvia Gamberoni che punta il dito anche su un’ecografia eseguita alla 32esima settimana e che, dice, avrebbe evidenziato anche la misura del femore.
Pronta la replica dei direttori generali delle due aziende sanitarie che, in una nota, specificano come ”l’esame diagnostico ha verificato la regolarità di tutti i parametri previsti dalle Linee guida nazionali e regionali sulla gravidanza a quel periodo di gestazione. Per quanto riguarda invece le caratteristiche degli arti inferiori e superiori, il periodo in cui effettuare l’ecografia morfologica è tra la 19a e la 21a settimana, sempre secondo le Linee guida nazionali e regionali”.

Mario Nascimbeni
08/01/2016

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