Neofascisti che stavano per colpire, secondo gli investigatori. Sono un gruppo definito “Avanguardia ordinovista”, ora arrestati nell’inchiesta dei pm dell’Aquila.
Il gruppo, stando alle intercettazioni, si proponeva di attuare attentati: “Compimento di atti di violenza (tramite azioni contro Equitalia, magistrati, forze dell’ordine e personalità politiche) al solo fine di destabilizzare l’ordine pubblico e la tranquillità dello Stato” si legge nelle carte.
I neofascisti stavano per colpire “su un doppio binario”: “da un lato mettendo in pratica atti destabilizzanti da compiersi su tutto il territorio nazionale e dall’altro con un’ opera di capillare intromissione nei posti di potere, tramite regolari elezioni popolari con la presentazione di un loro “nuovo” partito”.
I neofascisti dichiaravano obiettivi ambiziosi quanto devastanti, volevano rifondare Ordine nuovo e riportare il Paese nel terrore degli anni Settanta. A parole vagheggiavano di colpire persino il presidente della Repubblica: «Questo è il momento storicamente perfetto per carbonizzare Napolitano e la sua scorta. Da qui deve iniziare la liberazione dell’Italia».
È questo il quadro svelato dall’operazione «Aquila nera» condotta dal Reparto antieversione dei carabinieri del Ros guidato dal colonnello Massimiliano Macilenti, che ieri ha portato agli arresti di 14 persone (11 in carcere e 3 ai domiciliari), chiesti e ottenuti dalla Procura de L’Aquila. Tutti accusati di «associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico».
Due anni di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche. Il passaggio all’azione, evidentemente annunciato, secondo gli inquirenti, era imminente: «I progetti di attentati c’erano, non potevamo correre il rischio di scoprire dopo quanto fossero concreti». Pare però, che il gruppo “Avanguardia ordinovista”, che gli inquirenti ritengono “guidato” da Stefano Manni, 48 anni, residente a Montesilvano (Pescara), abbia “utilizzato il web, ed in particolare Facebook, “come strumento di propaganda eversiva, incitamento all’odio razziale e proselitismo” un po’ ingenuamente se pensava di non essere scoperto.
“E’ giunto il momento di colpire, ma non alla cieca”, direbbe Stefano Manni in un’intercettazione. Colpire ma “non come alla stazione di Bologna, tra l’altro non attribuibile a noi”, “vanno colpite banche, prefetture, questure, uffici di Equitalia, con i dipendenti dentro”, spiega Manni. “E’ arrivato il momento di farlo, ma farlo contestualmente. Non a Pescara e poi fra otto mesi a Milano”. “Poi – conclude – credo che la via dell’Italicus sia l’unica percorribile”, alludendo all’attentato terroristico del treno nel 1974 a San Benedetto Val di Sambro in cui morirono 12 persone ed altre 48 rimasero ferite.
Mario Nascimbeni