integrità, fisica e psicologica, è ogni giorno che passa più minacciata”, scrive in chiusura, invitando la Francia ad “agire” in quanto Paese europeo e portatore di valori.
L’Eliseo, però, ha subito gelato le sue speranza: con un sintetico comunicato dai toni distaccati ha fatto sapere di non aver intenzione di “dare seguito” alla richiesta, dato che “un’analisi approfondita” della situazione di Assange esclude che ci siano “pericoli immediati” per la sua vita.
Immediata la reazione del coordinatore dei difensori di Assange, l’ex magistrato spagnolo Baltasar Garzon, che in un messaggio diffuso da un sito di sostegno al fondatore di Wikileaks si dice “stupito” di una tale reazione.
Assange, spiega, “non ha presentato alcuna domanda di asilo in Francia”, ma solo “reagito” alle parole del ministro e agli appelli della società civile transalpina in suo favore.
“Il team di difesa di Julian Assange s’interroga inoltre sulla realtà dell’ ‘analisi approfondita’ che sarebbe stata fatta della lettera in un tempo quantomeno ridotto – scrive ancora Garzon – e sulle ragioni che hanno portato a una tale precipitazione”.
Anche nel mondo politico transalpino, diverse voci si sono levate, dall’estrema sinistra ma anche dal destra, per chiedere a Hollande di rivedere la sua decisione. “Ha reso servizio alla Francia, negargli l’asilo sarebbe un’onta”, ha detto il leader del Front de gauche Jean-Luc Melenchon, che per una volta si trova d’accordo con l’acerrimo nemico Florian Philippot, vicepresidente del Front National, secondo cui Assange “è benvenuto in Francia”.
Redazione
04/07/2015
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