Dopo una serie di modifiche rispetto alla prima edizione pubblicata da Lucinda Riley con il nome di Lucinda Edmonds, arriva grazie a Giunti “L’Angelo di Marchmont Hall”, che ci fa ritrovare le atmosfere classiche dell’autrice anche se, questa volta, forse un po’ troppo da soap opera, che appesantiscono un po’ la lettura di chi, soprattutto, è abituato alla Riley delle “Sette Sorelle”.
Sono passati trent’anni dall’ultima volta che Greta è stata a Marchmont Hall, la magnifica tenuta di famiglia sulle colline del Galles. E adesso, mentre varca i cancelli al fianco di David Marchmont, nipote del suo defunto marito, non può fare a meno di chiedersi se il luogo in cui ha vissuto per tanti anni sarà in grado di dischiudere qualche squarcio sul suo passato. Dopo un terribile incidente d’auto, infatti, Greta non ricorda più nulla e rifiuta di abbandonare il suo appartamento londinese troppo a lungo, tenendo a distanza tutti quelli che hanno fatto parte della sua vita. Durante una passeggiata nel bosco, ai piedi di un abete, Greta scorge una lapide e spazza via la neve che ricopre l’iscrizione. Certo non immagina che quel nome inciso sulla pietra la travolgerà con un’ondata di ricordi.
“L’Angelo di Marchmont Hall” ha il pregio di concentrare in un intero libro moltissime vicende e vicissitudini, intrecci complessi, in una trama tutt’altro che lineare. E se da una parte questo porta ad un po’ di confusione, soprattutto nelle prime pagine quando si rischia di confondere nomi e personaggi, man mano che si procede con la lettura il tutto diventa più gestibile anche se bisogna prenderlo in piccole dosi.
Tenendo ben presente che questo romanzo fa parte della prima Riley, quella meno matura, possiamo tranquillamente sorvolare sul fatto che la trama sia ricca di cliché e di cose già lette/viste e goderci il racconto così com’è senza troppe pretese, lasciandoci trasportare dal profumo dei ricordi del dopoguerra inglese in un’atmosfera forse un po’ troppo marcata, ma che sicuramente non deluderà gli amanti del genere rosa più puro.
Sara Prian
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