Distribuire. Verbo molto attuale in quanto riguarda il concetto di distribuzione dei profughi, degli immigrati, in queste giornate ricche di spunti che contribuiscono a farci conoscere chi è l’uomo, la persona che abita in noi.
Migliaia e migliaia di popolazioni che fuggono dalle guerre, dalla miseria, in carovane umane capaci di attraversare mari e deserti, sfidando la morte, aspettano che l’occidente, l’Europa e chi può e vuole li distribuisca, salvandoli.
Vanno distribuiti anche i presupposti e chiariti gli intenti.
L’Europa sembra avvicinarsi a quei destini che vedeva solo da lontano, sembra che finalmente ogni nazione (a parte chi usa fili spinati e alza muri per respingere) voglia responsabilmente se pur con colpevole ritardo accogliere un numero imprecisato di esseri umani.
Ecco che distribuire potrebbe significare affidare ad ognuno e a tutti un compito di civiltà.
Si distribuiscono anche sentimenti di odio, parole miserabili e minacce, si distribuisce l’occasione giusta per sfogare risentimenti e rabbia di cui non sono certo responsabili le persone che soffrono più di noi.
Si distribuisce cinismo ai cinici e indignazione a chi si sa indignare.
Andreina Corso
18/09/20015
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