Fuggire, andare, scoprire l’altrove.
Corrono le gambe verso l’orizzonte, passi magnetici affondano l’aria e la forza di gravità.
Il corpo seduce la compatibilità del vento che nel verbo Fuggire raccoglie tutte le ragioni della fuga.
Si fugge da un posto per poi ritornarci, si fugge da un amore per poi averne nostalgia?
Come è strano il tempo di ciò che si lascia, si muovono i fatti, le azioni che lo hanno riempito. Si muovono convulsi nella nostra mente che vorrebbe fuggire e anche restare.
Ogni azione rifugge il suo contrario e l’abitato diventa disabitato, l’ordinato diventa disordinato, un buon articolo di trasforma in banalità.
E la banalità non soggiace, si dà alla fuga. Sa di poter occupare ancora tanti posti vuoti.
Andreina Corso
23/07/2015
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