Andrea. Un suicidio provocato dalla crudeltà di compagni barra coetanei che, nonostante non avessero più l’età di bambini ma piuttosto di uomini adulti, lo avevano messo in mezzo a scherzi atroci, video e bravate pubblicate su Facebook e Youtube.
Borgo d’Ale, paese in provincia di Vercelli, è teatro della tragedia sulla quale sta indagando la polizia.
Andrea, infatti, era stato convinto a denunciare i fatti alla Polizia Postale dalla psicologa che lo stava seguendo che si era resa conto delle crudeltà alle quali i coetanei lo stavano costringendo.
Il padre di Andrea ha avuto uno sfogo sul sagrato della chiesa di Borgo d’Ale, dove è appena stato dato l’estremo saluto al giovane: «Me l’avete ucciso, avete ucciso voi il mio Andrea…!». E non sembra avere torto.
Andrea, 26 anni, ufficialmente si è tolto la vita impiccandosi nella sua camera da letto, ma la causa vera della sua morte andrebbe cercata tra atroci scherzi sul luogo di lavoro: filmati, fotografati e postati sui social network al punto che avevano fatto cadere Andrea in una depressione senza ritorno.
Alla Polizia postale di Biella sono cominciate le indagini e per questo era finito indagato un ex collega di lavoro di Andrea.
Andrea sarebbe stato gettato più volte nel bidone dell’immondizia, fotografato, filmato e poi postato, e non sarebbe stata neanche quella l’esperienza peggiore. Ci sarebbero immagini più pesanti che sono state riferite al padre, tremende al punto che il genitore non ha avuto il coraggio di guardarle sul computer.
Andrea era buono, troppo buono, ed ha resistito finché ha potuto. Poi, un giorno di fine 2013, la crisi più grande: rincasato non riusciva più a parlare. Ha cominciato a non voler uscire più di casa e così è andato avanti fino al gesto estremo.
Ora i suoi aguzzini possono essere soddisfatti.
Paolo Pradolin
18/09/2015
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