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Anastasia: “Non sapevo dei soldi”. I giudici: incredibile come non collabori per scoprire assassini del fidanzato

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Le indagini sull’omicidio di Luca Sacchi riservano colpi a sorpresa. Quella di oggi pare addirittura clamorosa.
Anastasia non avrebbe saputo che lo zaino che portava sulle spalle conteneva 70mila euro in contanti.

Anastasia ha deposto oggi. Si è dovuta fermare per le lacrime in più di una occasione.
Scossa ed emozionata la ragazza ha raccontato la sua “verità” sulla vicenda di Luca Sacchi, su quanto accaduto la sera del 23 ottobre davanti ad un pub di Roma, nella zona dei Colli Albani.

Anastasia ha respinto in primo luogo le accuse su di lei scaricando eventuali responsabilità su Giovanni Princi, l’amico di infanzia di Sacchi che avrebbe gestito la trattativa con i pusher di San Basilio per l’acquisto di 15 chilogrammi di droga.

“Non sapevo che in quello zaino c’erano 70 mila euro”, racconta di getto la ragazza arrivata a piazzale Clodio per l’interrogatorio di garanzia, dopo la misura dell’obbligo di firma notificatale il 29 novembre scorso.

La giovane si è presentata con un berretto rosa calato sul viso e gli occhiali da sole. Ha detto che quella sera era nata come tante trascorse in compagnia del fidanzato.

“Siamo andati lì come spesso facevamo io e lui, come sarà capitato altre mille volte”. E ancora: “In questa vicenda di droga io e Luca non c’entriamo nulla”.

L’atto istruttorio è durato circa trenta minuti, il pm Nadia Plastina ha preferito non porre domande all’indagata.

Anastasia ha comunque tirato in ballo Princi. “Prima di quel momento Giovanni era un grandissimo amico del mio fidanzato”, avrebbe raccontato al giudice Costantino De Robbio fissando nella drammatica collutazione, terminata con il colpo di pistola alla testa sparato da Valerio Del Grosso, uno snodo tragico nel rapporto tra il persona trainer e Princi. “Questa vicenda ci ha sconvolto e travolti”, ha spiegato.

Una ricostruzione che a detta del suo difensore, l’avvocato Giuseppe Cincioni, conferma l’estraneità di Anastasia “sull’ipotizzato traffico di stupefacenti”.

Secondo l’accusa, però, Anastasia e Princi hanno avuto un “ruolo centrale” nella trattativa con gli spacciatori ai quali hanno mostrato il denaro ottenuto da un “finanziatore” che resta ancora da identificare.

In base all’impianto accusatorio per la 25enne è “recente il suo inserimento nel mondo dei traffici criminosi come corriere”. Un ruolo, in base a quanto scrivono i pm nella richiesta di arresto, affidatole da Princi in quanto “è notorio che donne passano più inosservate e vengono utilizzate frequentemente come corrieri”.

Nel corso del breve interrogatorio non si sarebbe fatto riferimento alla natura di quei soldi, a quelle banconote stipate in due mazzetti nello zaino. Nessun accenno neanche al sistema di comunicazione tramite chat criptate che la ragazza utilizzava per parlare, così come faceva lo stesso Sacchi stando a quanto raccontato da uno dei testimoni presenti quella sera in via Bartoloni.

Con l’interrogatorio di Anastasia si chiude la tornata di audizioni svolte dopo l’emissione delle cinque misure cautelari per la seconda tranche dell’inchiesta. Ieri gli altri indagati avevano deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Sia Marcello De Propris e Princi, che gli autori materiali della drammatica aggressione Del Grosso e Paolo Pirino, questi ultimi a Regina Coeli dal 25 ottobre, hanno deciso di restare in silenzio. “Saremo pronti ad affrontare interrogatori – raccontano i difensori che valuteranno nei prossimi giorni il ricorso al Riesame – solo quando avremo a disposizione tutte le carte dell’indagine”.

Del Grosso, però, ieri nell’atto istruttorio durato pochi istanti ha voluto fare una breve dichiarazione spontanea ribadendo che “non voleva uccidere nessuno” e che quella sera “era la prima volta che prendeva un’arma in mano”.

E adesso dopo aver ascoltato le verità delle persone presenti quella tragica sera a Colli Albani, l’attività istruttoria proseguirà con l’analisi dei cellulari sequestrati nel tentativo di individuare chi fornì il denaro, che si trovava nello zaino di Anastasia, e verificare l’esistenza di ulteriori contatti dal gruppo di pusher di San Basilio e “gli acquirenti della droga”.

Due giorni fa le indagini avrebbero rivelato la compartecipazione di un altro soggetto misterioso sul fatto.

La decifrazione della serie di contatti segreti tra Anastasia e Giovanni Princi potrebbe svelare l’intreccio di quella compravendita di droga all’origine dell’omicidio di Luca Sacchi. Ma, prima di tutto, far risalire all’identità del cosiddetto ‘finanziatore’.

Il ‘personaggio misterioso’ potrebbe essere nei due cellulari sequestrati dai carabinieri, uno alla fidanzata della vittima e l’altro allo stesso Princi, e qui potrebbe esserci la chiave per chiarire definitivamente i contorni della vicenda del giovane personal trainer romano ucciso il 23 ottobre scorso nel quartiere dei Colli Albani.

L’obiettivo è quello di arrivare al vero destinatario dei 15 chili di marijuana, il cui nome potrebbe essere contenuto nella rubrica del telefonino segreto di Princi: si tratta di un secondo cellulare che il giovane avrebbe tenuto finora nascosto.

Quest’ultimo, che quella sera si trovava con Valerio del Grosso, autore materiale del delitto, era amico del personal trainer e secondo l’accusa avrebbe condotto la trattativa con i pusher. Trattativa che serviva ad acquistare la droga con i 70mila euro contenuti nello zaino di Anastasia, poi sottratto dagli assassini di Sacchi.

L’unico tassello mancante resta quindi l’identità della persona che potrebbe aver fornito a lei e a Princi quelle decine di migliaia di euro in biglietti da 50 e 20 euro. E sono gli stessi pm titolari dell’indagine ad ipotizzare l’esistenza di “un finanziatore che li aveva assoldati”.

Appaiono troppi i soldi, che erano pronti ad essere investiti, per esser stati nelle disponibilità di ragazzi.

L’atto istruttorio di oggi arriva dopo che il giudice ha ascoltato i soggetti ‘che hanno avuto un ruolo attivo’ nella vicenda e che sono stati raggiunti da ordinanza cautelare in carcere. Martedì, infatti, si sono svolti gli interrogatori di Marcello De Propris, il 22enne accusato, tra l’altro, di concorso in omicidio per avere fornito ai killer la pistola utilizzata per uccidere Sacchi, e Giovanni Princi.

Una certezza è che quest’ultimo comunque “non è alla prima esperienza” in vicende di droga. Per gli inquirenti “è inserito stabilmente in contesti criminali, in passato aveva concluso altri acquisti – si legge nella richiesta della Procura – si da essere definibile cliente degli spacciatori indagati, preserva le sue relazioni criminali non offrendo alcun contributo alle indagini benché l’ucciso fosse un suo amico dai tempi del liceo”.

Non solo. In quelle ore appare sospetta anche “l’ansia” mostrata da Princi nel dover spostare, subito dopo il delitto, il prima possibile l’auto di Anastasia, che sarebbe stata portata dove doveva avvenire lo scambio e predisposta per trasportare i 15 chili di marijuana.

Un comportamento “ambiguo” che lo accomuna alla stessa Anastasia. Anche lei, a detta degli investigatori, non ha fornito, nelle ore successive al fatto, alcun tipo di aiuto alle indagini per accertare la verità.

Secondo i pm, lei e Princi “dimostrano, seppur con gradi diversi, di essere pienamente inseriti nel circuito della compravendita di stupefacenti” ed è sorprendente – aggiunge il giudice – la sua chiusura ad ogni collaborazione con gli organi investigativi per assicurare alla giustizia gli autori del delitto del fidanzato”.

E ad essere sorpresa è innanzitutto la famiglia Sacchi: “Anastasia per noi era una figlia, adesso non la conosco più”, aveva detto qualche giorno fa il padre di Luca.

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