Morire ad un concerto. Era successo al Bataclan, era successo a Valeria Solesin e tanti altri giovani europei.
E’ successo di nuovo a Manchester, in Inghilterra dove un presunto kamikaze si è fatto esplodere mentre si esibiva Ariana Grande, idolo dei teenager.
Il conto delle vittime parla di almeno 22 morti e 59 feriti.
Si tratta del peggiore attacco terroristico che colpisce la Gran Bretagna dal 7 luglio del 2005 quando a Londra quattro bombe piazzate da Al Qaeda su mezzi del trasporto pubblico uccisero 56 persone, compresi i quattro kamikaze, e ne ferirono 700.
Sono le 22.30 di lunedì 22 maggio alla Manchester Arena quando un boato scatena il panico fra gli spettatori.
La struttura, la più grande arena indoor d’Europa, con una capienza di oltre 21.000 posti, è affollata soprattutto di giovani e giovanissimi.
La deflagrazione, violenta, viene individuata nella zona del foyer, non lontano dalle biglietterie, subito fuori dall’area degli spalti.
Tra i giovani presenti in arena si scatena il panico, scene di terrore, con urla seguite dal fuggi fuggi generale.
E’ una strage: sangue, grida, feriti ma soprattutto tanti, troppi morti. Giovani che non si rialzeranno più, sono rimasti uccisi.
Arriva la polizia e i mezzi di soccorso. Le prime testimonianze parlano di diverse persone reduci dal concerto hanno raccontato di aver visto fumo e di aver avvertito un odore acre, di esplosivo.
La Farnesina e l’Ambasciata d’Italia a Londra sono in stretto contatto con le autorità inglesi per verificare l’eventuale presenza di italiani e prestare ogni possibile assistenza ai connazionali presenti nel Regno Unito.
«L’Italia si unisce al popolo e al governo britannici. I nostri pensieri alle vittime dell’attacco di #Manchester e alle loro famiglie», scrive su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
La condanna al vile gesto che non sembra avere altra firma che quella terroristica anche se manca ancora la rivendicazione ufficiale.
Per l’Europa un altro, l’ennesimo giorno di lutto, rabbia, di terrore.