Preferire: una bella pretesa. Un desiderio legittimo, insondabile, quasi.
E’ un po’ come chiedere ad un bambino:” Qual è il tuo colore preferito?” Lui ci pensa e poi si guarda dentro, osserva quel che c’è intorno a sè e vede un albero.
“E’ il verde!” Risponde
Se avesse visto il mare avrebbe detto: “E’ azzurro, come il cielo”.
Preferire un sapore dolce ad uno salato, una parola gentile ad una offesa, una lettera scritta a mano piuttosto che un breve messaggio dal cellulare.
Preferire può considerarsi anche un verbo pretenzioso, ambizioso, edonista.
Non ha ancora capito che non si può avere tutto nella vita e dovrebbe parlare con qualcuno che sa di non poter preferire in quanto non gli è concesso.
Questo non significa che questo verbo non possa interessare un po’ tutti, quando si tratta di scegliere liberamente il gusto di un gelato o un libro in biblioteca.
Un preferire democratico nulla ha a che vedere con il più odioso pretendere, che parla spesso a voce alta per intimidire i più riservati, che non sono affatto i più deboli, ma i più educati.
Sì, preferiamo davvero questi ultimi.
Andreina Corso
26/06/2015
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Sempre precisa ciao Andrea