Tenere in custodia, avere cura di qualcosa o qualcuno.
E’ un verbo rassicurante, con mani capaci di accogliere e medicare.
E’ un verbo attento a non buttar via ciò che gli è stato assegnato, non si distrae, la sua presa in carico nasce dalla responsabilità innata di curare e vigilare.
Non si dice anche Angelo custode? Una categoria dello spirito che protegge e consola fa di questo verbo una pronuncia speciale che nulla ha a che vedere con le custodie per gli occhiali (pur necessarie e preziose), con gli agenti di custodia nelle carceri (ma questa realtà merita ben altre riflessioni), con i custodi dei condomini e dei palazzi.
Quest’ ultimi impigliati da un sinistro destino legato al controllo di luoghi e di situazioni che il verbo custodire riassume e affida alla nostra percezione del pericolo.
Penso a come si possa custodire un ricordo che ci è caro, che illumina la nostra vita anche nei momenti più difficili: una carezza, una frase e perfino un’antica lettera scritta a mano nobilitano la natura del Verbo che più ci piace evidenziare.
Andreina Corso
03/07/2015
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