Voce del verbo di oggi:
Salutare Prima coniugazione – Modo infinito
Si mostra il saluto, con la mano, con un sorriso, con un cenno della testa.
Salutare con una smorfia, un tic frettoloso, come se il saluto fosse poca cosa, da liquidare in un attimo. Non c’è tempo, non ci si può fermare, tante volte è meglio evitare.
Eppure un saluto cordiale, un “come stai” spontaneo, magari ponendo una mano sulla spalla di chi si incontra, stempera le traversie dell’anima, abbassa le tensioni della vita di ogni giorno, rompe un silenzio inquietante, un ripiegamento… salutare per dire, ti vedo volentieri, mi interessa sapere come va, come stanno i tuoi figli, tua madre…
E sentirsi rispondere e “e tu?” Io, tu, intrecciati nel verbo salutare, che quando non è verbo è aggettivo, sinonimo di salubre. Le parola è miniera di significati, sì “è salutare mangiare tutti i giorni la frutta”. E un buon saluto è salutare.
Non si offenda il verbo in are trasformato in aggettivo, capita a tutti di subire mutamenti.
Basta intendersi. Verbo manomesso, verbo raggirato?
Impossibile ipotesi malandrina. Semplicemente è la lingua che si muove liberamente in barba alle catene che l’hanno imprigionata.
Però salutare in senso di saluto, verbo in are, mobile e suggestivo, si stringe fra le mani e si ferma ad annusare la qualità del saluto. Se coglie bellezza è verità si accuccia nella mente e si trasforma in ricordo.
Andreina Corso
[08/07/2014]
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