Mentre acconsento, sento.
Capisco di cedere ad un piacere, ad un patto, ad un ricatto.
Acconsento e mi pento, sorpresa come sono del mio essere consenziente.
E comunque assente.
Che strano questo rimare che mi fa rimandare la voglia di scoprire se sia utile acconsentire.
Non so come sia successo, non ho studiato prima, il verso si è impigliato all’alba sulla brina. E io che pur la amo mi son precipitata a consolare il tempo che l’aveva ingannata.
Se dico sì con forza e con pudore, ne faccio una questione d’onore.
Se dico no, pur virgolettato, prendo atto che è possibile non essere ascoltato.
E quindi acconsento. E non mento nel senso di mentire, non mento davvero e te lo voglio dire.
C’è chi acconsente ad un altro di scavalcare i gesti importanti del nostro andare, c’è chi per gentilezza e per candore permette alla parola ogni orrore, c’è chi quella parola la vuole cancellare, ma ormai è tardi, è ora di tornare.
Andreina Corso
24/05/2015
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