In questi giorni si continua a parlare delle pensioni dei contribuenti, ma ieri in Camera e Senato si è giocata un’altra partita importante: si è discusso anche dei vitalizi ai parlamentari, dopo che questi hanno terminato l’incarico: il Parlamento ha stabilito che per coloro che sono stati condannati in via definitiva per reati «di particolare gravità» o abbiano patteggiato, venga abolito il vitalizio.
Chiunque dei parlamentari che abbia commesso reati come associazione a delinquere, mafia, terrorismo nonché concussione, corruzione e peculato ai danni dell’amministrazione pubblica, dovrà rinunciare a quell’assegno in più. Abuso d’ufficio e corruzione per atto d’ufficio, reati che prevedono da sei mesi a tre anni di pena, non sono invece considerati necessariamente gravi.
Al momento delle votazioni in aula, Forza Italia e M5S sono usciti, Area popolare non ha partecipato, Pd, Scelta civica, Sel, Fratelli d’Italia e Lega hanno invece votato sì. Ugo Sposetti del Partito Democratico ha spronato i colleghi a non cambiare le regole a metà legislatura ed è stato contestato dai Cinque Stelle.
A fine votazione, con 8 sì, due no (Gal e M5S) e un astenuto, l’abolizione è stata approvata. Soddisfatti sia la Presidente della Camera, Laura Boldrini che il presidente del Senato, Pietro Grasso. Lo stop scatterà fra sessanta giorni.
Berlusconi, Dell’Utri, Previti, Forlani, Toni Negri, sono solamente alcuni dei primi nomi di parlamentari a cui verrà abolito il vitalizio. Se uno di questi però verrà riabilitato dal giudice dopo aver scontato la pena, potrà riavere l’assegno.
Alice Bianco
09/05/2015
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