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‘Venere in pelliccia’, il teatro e’ vita ma anche un po’ cinema. Di Sara Prian

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film venere in pelliccia

Dopo il “one location” di “Carnage”, Roman Polanski torna ad adattare un’opera teatrale, questa volta la “Venere in pelliccia” di David Ives, in una pellicola ammaliante tutta ambientata su un palcoscenico dove è la lotta tra i sessi a fare da protagonista.

Thomas (Mathieu Amalric), regista teatrale, è disperato perché tutte le attrici che si sono presentate al provino per la sua nuova opera sono completamente inadatte per il ruolo della protagonista. All’ultimo minuto però, quando ormai non c’è più nessuno, si presenta Vanda (Emmanuelle Seigner) costringendolo ad un ultimo provino.
Film particolare quello che ha deciso di mettere in scena l’80enne Polanski, di grandissimo spessore artistico, ma anche per questo forse sarà difficile che possa entrare nel cuore di chi ama i film mainstream, in particolar modo quelli d’azione. Perché è bene metterlo in chiara fin da subito: “Venere in pelliccia” è un film che si svolge per 90 minuti tutto sul palcoscenico con al centro solamente i discorsi di due immensi protagonisti.

E’ una pellicola basata interamente sulla recitazione e la sceneggiatura dove i dialoghi, incantevoli e ammalianti, sono l’architettura portante dell’intera struttura narrativa.

Uno, nessuno e centomila sono i personaggi però che vengono portati in scena dai due protagonisti. Inizialmente solo Vanda, l’attrice, e Thomas, il regista, ben presto si trasformano e i personaggi teatrali, pian piano, prendono il sopravvento su quelli reali e sui loro alter ego cinematografici. Il copione, infatti, se prima è costantemente presente nelle mani dei due protagonisti, con il passare dei minuti sparisce, fondendo così vita vera e pièce teatrale.

Polanski sembra così dirci che il teatro è vita, e la vita è il teatro, ma anche cinema e letteratura. Che tutto ciò che vediamo o leggiamo non dista poi così tanto da quello che può accadere tutti i giorni e così, ad un certo punto, non ci interessa più sapere cosa sia copione e cosa dialogo tra Vanda e Thomas, perché tutto si incastra alla perfezione e il teatro può diventare vita. Così come Vanda attrice è uguale a Vanda personaggio della pièce, anche Venere e Afrodite alla fine sono solo due modi diversi di indicare la stessa persona e allo stesso modo, per il regista, cinema, vita e teatro diventano semplicemente sinonimi.

Grazie anche al continuo cambio di registri (da elogiare il grandissimo lavoro dei doppiatori Emanuela Rossi e Angelo Maggi) di Emmanuelle Seigner e Mathieu Almaric, mai così bravi, si viene trascinati in una prosa accattivante che non lascia da parte nemmeno le tematiche come la lotta tra i sessi. L’uomo è visto, inizialmente, come il regista dell’esistenza, ma ben presto anche con la metafora tecnica del sapere mettere in scena le luci giuste e gli accessori utili, si capisce che è la donna a mantenere sempre le redini di tutto. “E l’Onnipotente lo colpì E lo consegnò nelle mani di una donna”.

“Venere in pelliccia” è un omaggio all’arte, in cui la dimensione fantastica (Vanda esiste oppure no?) si fonde con quella reale, in una pellicola probabilmente non per il grande pubblico, ma che si staglia tra le più interessanti di questa stagione cinematografica.

Sara Prian

[17/11/2013]

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