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Unicef: grido d’allarme per la condizione dell’infanzia

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bambino piccolo che piange

La condizione dell’infanzia nel mondo a 20 anni dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel suo rapporto Unicef 2016, ci consegna la triste realtà di milioni di bambini a rischio.

I più svantaggiati, che vivono questo drammatico e incerto futuro, hanno meno di cinque anni, 69 milioni moriranno e 167 milioni vivranno in povertà assoluta, 750 milioni saranno bambine costrette a sposarsi e 60 milioni di bambini saranno esclusi dalla scuola.
Questo il fosco panorama intravisto dagli studiosi che analizzano gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile relativamente al percorso 2016-2030.

L’Unicef ha lanciato l’allarme e la condizione dell’infanzia nel mondo segna tragici traguardi, nonostante siano stati fatti notevoli progressi e il tasso di mortalità infantile, dal 1990 ad oggi, sia diminuito notevolmente, ne è un esempio l’Etiopia, la Liberia, Malawi e Niger, dove il tasso di mortalità è sceso oltre i due terzi, grazie ai programmi di vaccinazione e di cura delle malattie

L’Unicef evidenzia il problema cronico della malnutrizione che colpisce le famiglie più povere e il rischio di morte delle donne in maternità, soprattutto nell’Africa Subsahariana, dove 247milioni di bambini vivono privazioni per noi inimmaginabili.

Il rapporto “La Condizione dell’Infanzia nel Mondo 2016” presenta un quadro preoccupante per ciò che il futuro riserva ai bambini più poveri del mondo, a meno che governi, donatori, organizzazioni internazionali e aziende non accelerino i propri sforzi per venire incontro ai loro bisogni.

«Non garantire eque opportunità a centinaia di milioni di bambini significa ben più che mettere a rischio il loro futuro. Significa alimentare i cicli di svantaggio intergenerazionale, mettendo in pericolo il futuro di intere società» ha affermato Anthony Lake, Direttore dell’UNICEF. «Oggi siamo di fronte a un bivio: o investiamo per questi bambini adesso, oppure contribuiremo a rendere il nostro mondo ancora più diseguale e diviso.»

Dati riguardanti l’Europa
Nel 2014, nei 41 paesi più ricchi, quasi 77 milioni di bambini vivevano in condizioni di povertà monetaria. Prendendo come riferimento i livelli pre-crisi, dopo il 2008 i tassi di povertà infantile sono aumentati in 23 paesi OCSE. In 5 di questi, i tassi di povertà infantile sono saliti di oltre il 50%. Nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea, la percentuale dei bambini che vive in povertà è superiore a quella degli adulti.

Comunità emarginate come la popolazione rom in Europa centrale e orientale, per esempio, subiscono continuamente disuguaglianze nell’accesso e nell’utilizzo dei servizi sanitari.

Un bambino rom ogni 5 in Bosnia-Erzegovina e uno su quattro in Serbia presenta moderati o gravi ritardi nella crescita. Nel 2012, solo il 4% dei bambini rom tra i 18 e i 29 mesi in Bosnia-Erzegovina aveva ricevuto tutte le vaccinazioni raccomandate, in confronto al 68% dei coetanei non rom.

Secondo un recente rapporto, le emergenze umanitarie e le crisi perduranti in 35 Stati hanno costretto almeno 75 milioni di bambini tra i 3 e i 18 anni di età a interrompere il ciclo dell’istruzione. 17 milioni di loro sono rifugiati, sfollati o appartenenti a categorie a rischio.

In particolare, nei paesi in guerra, conflitto, le bambine soffrono una probabilità 2,5 volte superiore di dover abbandonare la scuola rispetto alle coetanee che vivono in ambienti pacifici (Dati e Fonti Unicef e Caritas).

Andreina Corso

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