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Un' Inter di eroi resiste al Barcellona in 10 e va in finale di Champions

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[28/04] "Una squadra di eroi, un campo dove gli eroi hanno lasciato il sangue. Gli altri parlavano di lasciare la pelle, noi abbiamo lasciato il sangue che è più importante". Sono le prime parole ai microfoni della Rai di un José Mourinho mai scatenato come questa sera.

L'allenatore che ha lavorato (preparato la sfida), fatto fronte alle avversità  (perso Pandev all'ultimo minuto), ha sopportato i sabotaggi (i tifosi avversari hanno fatto baccano tutta la notte davanti all'albergo dell'Inter per disturbare il loro sonno), assistito impotente ad un arbitraggio pro Barcellona, guidato e sofferto con i suoi soldati con un uomo in meno per 85' alla strenua difesa di un fortino che sono un gol in fuorigioco ha potuto penetrare, alla fine si è lasciato andare in una corsa liberatoria che si è fermata davati allo sparuto gruppo di 5000 sostenitori nerazzurri accerchiati dai 95.000 tifosi di casa. Davanti a loro si ergeva con il petto in fuori, spavaldo, alzando l'indice per evidenziare la vittoria "Siamo noi i più forti. Sono io il più forte" era il messaggio.

Ed aveva ragione: Mourinho ieri sera è stato più forte di Guardiola, l'Inter è stata più forte del Barcellona ed ora approdano meritatamente alla finale Champions League, a 38 anni di distanza dall'ultima, Grande Inter.

 

Buona parte della metà  Italia che sosteneva la Banda Mourinho ieri sera, alla 2a ammonizione di Thiago Motta, ha pensato "Ecco ci siamo, è stato bello ma si tratta di un'altra incompiuta..." e invece no. I nerazzurri rimasti in 10 dopo un quarto d'ora hanno dato tutto in campo con un'unica strategia: resistere e non prendere gol. Per questo Eto'o ha fatto il terzino sinistro aggiunto, Milito il centrocampista aggiunto e Schneider (in imperfette condizioni fisiche) ha fatto la punta unica.

E tutti hanno resistito, lottato, hanno tenuto palla, si sono fatti fare falli che significavano secondi preziosi, hanno combattuto. Questa è forse la qualità  migliore di questa Inter di Mourinho: la squadra non si abbatte e reagisce, sono gli altri a doverla battere.

Ed infatti ecco il capolavoro dell'allenatore portoghese: 11 (all'inizio, poi 10 subito dopo) uomini perfettamente schierati davanti alla propria area a creare un muro insuperabile, una trincea invalicabile tanto che il Barcellona non ci ha capito più niente, non sapeva da che parte attaccare: Zanetti ha puntualmente chiuso Messi 2-3 volte sulla sua sinistra tanto da fargli capire che era meglio cambiare aria, così il talento del Barcellona ha cercato di sfondare al centro ma trovava Cambiasso: niente da fare.

I blugrana hanno attaccato che di più non si poteva, il loro possesso palla è stato più impressionante che mai, ma alla fine se andiamo a contare le azioni pericolose vediamo solo una grandissima parata di Julio Cesar e un colpo di testa di Bojan finito a lato nella ripresa.
Poi solo appoggi laterali, ti-tic e ti-tac. Quando cercavano la profondità  le maglie della difesa dell'Inter si chiudevano e non ce n'era per nessuno.

Lionel Messi non è stato un campione in campo, sia per la prestazione mediocre sia per diversi atteggiamenti poco sportivi: "Messi è Messi - replica Mourinho - un uomo di un talento assolutamente incredibile. Ma lui,  come i suoi compagni questa sera, non ha giocato abbastanza forte. Io ho giocato in condizioni completamente diverse: solo per darvi un'idea, alle 4 di questa mattina abbiamo chiamato la polizia perchè non potevamo dormire per il rumore che qulcuno faceva con delle pentole sotto il nostro hotel".

Mourinho, infine, signore sull'arbitraggio: "Un giudizio sull'arbitraggio di De Bleeckere? Non voglio giudicare, prima della gara avevo detto che quando i giocatori aiutano l'arbitro, il compito di quest'ultimo è molto più facile. Oggi mi sembra che qualcuno non abbia seguito questo consiglio...".
Il riferimento è diretto alla condotta antisportiva di alcuni giocatori del Barcellona, in particolare di Busquets che con un'ignobile sceneggiata provoca l'espulsione di Thiago Motta. Ridicole le immagini tv dell'uomo che si rotola a terra coprendosi il viso con le mani, spiando ogni tanto l'arbitro per sapere se il provvedimento veniva preso e si poteva cessare la simulazione.

paolo p.

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