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Un altro da uccidere – Il thriller labirintico che fa impazzire

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un altro da uccidere axat longanesi

Thriller noir con contorni psicologici ben delineati, Un altro da uccidere (Longanesi, pp. 432, € 16,90) è il romanzo sensazionale dello scrittore argentino Federico Axat, che propone una storia ricca di suspense, colpi di scena e una narrazione che si costruisce man mano, fra flashback, sogni e realtà.

Il protagonista è Ted McKay, che conduce una vita apparentemente perfetta: ricco, sposato e con due figlie adorabili, ma ad un passo dalla morte. Seduto alla scrivania del suo studio, ha in mano una pistola. Proprio quando sta per premere il grilletto, viene però interrotto da uno scampanellio insistente alla porta. Nessuno sa che cosa sta per fare, neppure lui, che non si ricorda cosa ci fa lì con un’arma in mano.

L’uomo alla porta è Justin Lynch e sembra sapere un sacco di cose su di lui, tant’è che ha una soluzione per Ted: invece di suicidarsi, potrebe compiere un assassinio e a tempo debito, sarà qualcun’altro a fare di lui la vittima di un omicidio.

La mente è una scatola magica. Piena di trucchi. Trova sempre il modo di mandarti un avviso. E anche di offrirti una via di fuga, una porta…” è proprio dai labirintici meandri della memoria, che il protagonista di questo romanzo porta il lettore alla scoperta della propria esistenza.

Ciò che si prova sin dall’inizio è infatti un senso di straniamento, ma la lunga epopea di Ted e del capire il motivo per cui sta per compiere un suicidio, è ricca di colpi di scena, cambi di prospettiva, ripetizioni scritte magistralmente e dettagliate, che non appesantiscono il ritmo della narrazione e… ovviamente, tanta suspense.

Non c’è spazio per riflessioni inutili, l’azione prosegue in una caccia al (ricordo) ladro, che ha rubato ogni prospettiva di vita al povero Ted, vittima o carnefice? Fino alla fine, non è facile dirlo!

Axat riesce a mantenere in bilico l’attenzione del lettore, in un continuo arrovellarsi degli eventi, alzando la posta in gioco man mano che l’indagine psicologica prende forma. Quella di una storia disarticolata, frastagliata, che sembra non avere né capo né coda, ma che finisce per appassionare, coinvolgere e stupire.

Diviso in quattro parti, gli step che il protagonista fà per riacquistare la memoria e il suo passato, Un altro da uccidere potrebbe benissimo essere paragonato a Shutter Island di Lehane, anche se ci sono influssi nel metodo di scrittura, che ricordano film come Inception di Nolan.

Sta di fatto che questo thriller ha la capacità di mantenere viva l’attenzione del lettore, in un susseguirsi ininterrotto di colpi di scena, la benzina che alimenta un motore narrativo fin da subito ben avviato, che non lascia scampo: una volta dentro, con questa macchina di suspense si sfreccia.

Alice Bianco

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