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The childhood of a Leader, il dittatore è solo un bimbo capriccioso cresciuto

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The childhood of a Leader o il dittatore
Finalmente ci siamo, il film più indecente della settantaduesima Mostra del Cinema di Venezia è arrivato. Si tratta di “The childhood of a Leader”, sull’infanzia e formazione di un dittatore.
Quasi due ore (per l’esattezza 113 minuti) di inutile visione, aggravati da una insopportabile e totalmente inadatta colonna sonora.
Un sottofondo musicale che non azzecca nemmeno per sbaglio una nota con la scena di turno. Roboante ed epica per sottolineare una normalissima passeggiata e sempre disturbante nelle rare scene di pathos.

Di che cosa parla il film? Nelle intenzioni del regista Brady Corbert, della nascita di un dittatore europeo, fin dai primi atteggiamenti nell’infanzia: nella sostanza si tratta di un collage di esasperanti atteggiamenti di un bambino insopportabile. Cafone, strafottente e insopportabile ma giustificato dall’essere allevato dai peggiori (o quasi) genitori del pianeta.

L’intera vicenda è ambientata alla fine della Grande Guerra, durante i trattati di Versailles in cui il padre del protagonista è impegnato come segretario del Presidente degli Stati Uniti.
E se l’assenza della figura del padre potrebbe essere uno dei fattori nei comportamenti del piccolo Prescott, nulla è appuntabile alla madre. Figura altalenante che passa dal fanatismo religioso al disinteresse per il figlio ma in maniera non così incisiva.

Insomma in una pellicola suddivisa in atti, in cui i primi tre si concentrano nel delineare la psicologia del bambino, anche se nulla di quello mostrato, alla fine, è rilevante.
Tirare i sassi, rispondere sgarbatamente, non mangiare il cibo che non piace o avere curiosità sessuali, sarebbero atteggiamenti da futuro tiranno?
Perché è proprio questo che sostiene il cineasta dell’Arizona per la prima ora e mezza: secondo questa concezione, il 99% dell’umanità sarebbe un potenziale Hitler.

L’ultima parte, la più breve, ci mostra il protagonista ormai adulto e inserito nella politica Europea. Lo fa con una scena interminabile, che pare girata da un malato di parkinson, in uno dei finali più brutti, insensati e cretini della storia del cinema Mondiale.
La cosa gravissima del film è che sembra prendersi terribilmente sul serio e che qualcuno vi vedrà chissà quali significati nascosti.
Unica cosa a salvarsi, la fotografia nelle scene di esterno, perché pure quelle in interno sono pessime.

Mattia Cagalli

06/09/2015

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2 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Indecente è questa recensione…il film tiene inchiodati alla poltrona anche grazie alla sua sorprendente colonna sonora…certo è uno psicodramma sottile…e se alcuni possono vederci solo I capricci di un bimbo…molti vedranno anche accenni alla nascente teoria psicoanalitica…

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