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Terror en la rambla: orrore nella Rambla. Barcellona colpita a morte

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Terror en la rambla: orrore nella Rambla. Barcellona colpita a morte

Colpisce il silenzio. Un silenzio che la Rambla di Barcellona non ha probabilmente mai conosciuto. Un silenzio, nel cuore della notte, interrotto soltanto dai motori dei furgoni blindati dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana che ha isolato quasi totalmente un’area che da Gran Via passando per calle Pelayo raggiunge Plaza de Catalunya e quindi la Rambla colpita a morte, che scende verso il porto della citta’. Lontano si sentono gli spazzini che lavorano nella grande piazza centrale della metropoli catalana.

Poco prima delle due di notte, l’inviato dell’ANSA e’ stato uno dei primi giornalisti ad entrare nella ‘zona cero’, accessibile da poco soltanto a chi ha prenotato una stanza d’albergo sulla Rambla, ma off limits per telecamere e cronisti. Il tempo si e’ come fermato, dopo l’attacco terroristico rivendicato dall’Isis che ha fatto almeno 13 morti e decine di feriti.

Il grande marciapiede centrale che porta alla statua di Cristoforo Colombo non e’ fruibile, bloccato dai nastri isolanti della polizia.

Percorrendo i primi duecento metri della Rambla, presidiata da decine di poliziotti, spesso cortesi ma piuttosto nervosi, si vedono poche tracce del furgone che a zig zag sull’ampio marciapiede ha seminato morte e terrore. Ad un certo punto ci sono due edicole di cartoline rovesciate, in mezzo a vetri frantumati, ma la giovane poliziotta che ci scorta fino all’albergo ci impedisce di fotografarle. “Non siamo a teatro”, dice seccamente.

E’ giusto che gli animi siano spinosi, è stato il pomeriggio di morte e terrore a Barcellona, una delle città più amate dai turisti di tutto il mondo, soprattutto italiani, che resteranno nella storia per il suo orrore.

Alle 16.50 un furgone bianco è piombato sulla folla che passeggiava sulla celebre Rambla, nel cuore della capitale catalana, facendo una strage.

Almeno 13 morti e 100 feriti, 16 dei quali gravi – e si teme possano esserci italiani coinvolti – in un massacro che l’Isis ha rivendicato in serata attraverso la sua ‘agenzia’ Amaq.

Dopo i ripetuti attentati che hanno insanguinato l’Europa negli ultimi anni, quello di Barcellona è il primo attacco islamista a colpire la Spagna dalle stragi dei treni di Madrid del 2004, firmate da Al Qaida, che fecero 191 morti.

Due uomini sono stati arrestati, uno di nazionalità marocchina, l’altro originario di Melilla. Nessuno dei due però è il conducente del furgone della strage: quest’ultimo che dopo aver abbandonato il mezzo killer è fuggito a piedi, resta quindi per ora in fuga. Ma secondo la polizia, che diffonde le informazioni col contagocce, oltre all’autista è ricercato un secondo uomo altro uomo.

E’ stato annunciato anche l’arresto di un francese di origine maghrebina, Driss Oukabir, che avrebbe noleggiato il furgone usato nella strage della Rambla. Ma in serata Oukabir si è consegnato in un commissariato affermando che gli avevano rubato i documenti e di non avere nulla a che vedere con l’attentato.

La polizia lo sta interrogando e la foto diffusa sui media di tutto il mondo potrebbe essere la sua. Assomiglia all’identikit del terrorista responsabile della strage tracciato da un testimone: “23-25 anni, magro, capelli scuri, con una t-shirt grigia”.

In serata in un susseguirsi di notizie confuse, il presidente catalano Carles Puigdemont, che ha indetto tre giorni di lutto in Catalogna, ha annunciato che un altro uomo è stato ucciso in una sparatoria con la polizia dopo aver tentato di forzare uno dei posti di blocco allestiti alle uscite della città. Ma, secondo quanto dichiarato poi dalla stessa polizia, non sarebbe coinvolto nell’attentato.

Secondo le prime ricostruzioni il furgone bianco è piombato sulla Rambla dalla parte di Plaza Catalunya e ha falciato la folla a passeggio sul viale più famoso di Barcellona seguendo una traiettoria a zig-zag per fare più morti possibili. “Puntava e inseguiva la gente” ha raccontato un testimone italiano.

“L’obiettivo era uccidere il maggior numero di persone” ha detto la polizia catalana. Sulla Rambla è stato panico immediato: la gente urlava, correva disperata, cercava di togliersi dalla traiettoria del terrorista. La corsa omicida del furgone è proseguita per circa 700 metri.

Poi all’altezza del teatro del Liceo è andato a sbattere contro un’edicola, sopra al mosaico dedicato a Joan Mirò. Il terrorista è balzato a terra e si è dato alla fuga. “Aveva una maglietta grigia. Sembrava molto alterato, come sotto l’effetto di una droga”, ha riferito un altro testimone, che un attimo prima era riuscito ad agguantare il figlioletto e toglierlo dalla traiettoria del terrorista.

Subito è scattata la caccia all’uomo. La polizia ha chiuso la zona e evacuato le stazioni metro e della ferrovia Renfe. La gente sulla Rambla si è data alla fuga correndo in tutte le direzioni, cercando salvezza in negozi e ristoranti, che sono stati chiusi dalla polizia. Molta gente ha atteso ore chiusa nei negozi con le serrate abbassate.

Il quartiere è stato blindato, invaso da polizia e ambulanze. Fra gli scampati, nei loro rifugi precari, sono stati altri momenti di ansia e di panico. Nella fuga verso la salvezza, molti hanno perso amici e parenti. Tutti cercavano di avere notizie e di avvertire le famiglie.

Intanto le ambulanze trasportavano morti e feriti negli ospedali della città. Fra i feriti “ci sono bambini” ha avvertito la tv pubblica Rtve.

Le autorità catalane in serata hanno confermato un bilancio provvisorio di 13 morti e 80 feriti, senza rendere nota ancora la loro nazionalità. Fra di loro ci sono certamente cittadini stranieri. Verifiche sono in corso per stabilire se italiani siano coinvolti.

La Farnesina ha avvertito che c’è il rischio concreto che ci siano connazionali tra le vittime, non si sa se tra i morti o i feriti.

L’attentato di Barcellona è un colpo durissimo per una città e per un Paese in pieno boom turistico. Ed è anche un segnale preoccupante per tutti. Nessuno può ritenersi immune. Da due anni la Spagna aveva innalzato al livello 4, il secondo più alto, l’allerta terrorismo islamico, e le misure di sicurezza. La sua polizia inoltre è una delle più efficaci in Europa nella lotta alla piovra jihadista, con oltre 200 arresti dal 2015.

Negli ultimi anni sono stati sventati in extremis attentati jihadisti a Madrid e Barcellona. Ma la strage di oggi, che non poteva essere evitata, viene ritenuta non l’azione di ‘lupi solitari’, ma organizzato da una cellula. I terroristi avevano un secondo furgone, noleggiato e ritrovato a Vic, alle pendici dei Pirenei, che doveva servire per la fuga. Ci potrebbe essere inoltre un collegamento con una esplosione che ha distrutto una casa ieri vicino a Tarragona, facendo un morto e due feriti.

Davanti alla strage la politica spagnola ha ritrovato la compattezza dei tempi della lotta contro il terrorismo dell’Eta. Tutti i leader hanno avuto parole di dura condanna e parteciperanno domani a Plaza Caalunya a una manifestazione di rifiuto del terrorismo.

Re Felipe ha parlato di “assassini, semplici criminali che non riusciranno a terrorizzarci”. Il premier Mariano Rajoy ha interrotto le vacanze per volare a Barcellona dopo una lunga telefonata con il secessionista catalano Carles Puiogdemont.

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