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Tavecchio rassegna le dimissioni, cosa succederà ora al calcio italiano?

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Tavecchio rassegna le dimissioni, cosa succederà ora al calcio italiano?

Dopo tutte le pressioni (mediatiche e non) dovute in gran parte alla sconfitta dell’Italia contro la Svezia, Carlo Tavecchio, presidente della Figc, si è dimesso, cedendo alle richieste di tutti coloro che volevano un rinnovamento nel calcio italiano a partire dai vertici. Perché la non partecipazione al Mondiale di Russia 2018 ha lasciato un segno indelebile in tutti i tifosi, e la ricerca di qualcuno a cui affibbiare le colpe ha trovato il suo sfogo in Ventura prima per le scelte di formazione fatte e su Tavecchio poi, colpevole a detta di molti del declino del calcio nostrano.

In conferenza stampa, Tavecchio ha annunciato di aver abbandonato il proprio ruolo come numero uno della Federazione ma allo stesso tempo ha criticato aspramente tutti quanti. In primis il Consiglio federale, al quale lui stesso aveva chiesto le dimissioni “per mero atto politico”, senza però che nessuno desse ascolto a questa richiesta. In seguito sono piovute critiche alla Lega Pro, dalla quale Tavecchio sentiva fiducia ma che invece si è schierato contro di lui. Il Presidente della terza serie italiana, Gravina, sempre sostenitore di Tavecchio, gli avrebbe comunicato la decisione dei club e quindi della Lega di chiedere le dimissioni dell’intero Consiglio Federale.

Inoltre l’ex presidente ha usato toni duri nei confronti del sistema che vuole prendere decisioni importanti quando mancano delle componenti fondamentali: sia la Serie A che la B sono attualmente senza una rispettiva figura a capo, e le elezioni si terranno il 23 ed il 27. Per la prima volta nella storia del calcio siamo senza presidenti sia della Figc che di Serie A e B. Tavecchio avrebbe voluto aspettare le nuove elezioni prima di lasciare ma a quanto pare non gli è stato permesso, fondamentali le pressioni in questo senso di Tommasi e di Malagò.

L’unica colpa che ammette di avere è il fatto di non aver cambiato Ventura nell’intervallo a San Siro, ma non si assume la responsabilità di averlo scelto, che a quanto rivela sarebbe stata di Lippi dopo un’analisi di quattro candidati. Ricorda inoltre i suoi meriti, ovvero di aver introdotto il VAR in Serie A e di aver riportato quattro squadre in Champions League tra le altre cose.

L’imperativo adesso è far ripartire un movimento intero da zero, dalle macerie, riportando in auge un calcio che è forse rimasto troppo fermo a idee vecchie di decenni invece di adeguarsi e modernizzarsi come Germania e Inghilterra. Bisognerà puntare molto sui giovani italiano, dando loro più spazio in prima squadra e potenziando le strutture di allenamento. Stadi di proprietà garantirebbero introiti alle società ma è sempre più difficile che un progetto venga approvato, le cose dovranno cambiare.

Barzagli giustamente ricorda che non si può cambiare tutto in sei mesi, ma bisogna che qualcosa si muova perché poi il resto venga da sé.

Federico Baldan

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