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Scienza Dialogica, Interazioni e Comunità, tre giorni a Padova

Tre giornate sulle metodologie e gli strumenti per la gestione delle sfide del nostro tempo. Dialogo e gestione dei conflitti: nei quartieri e nelle città, nelle carceri, nei luoghi di lavoro, nelle coppie e in famiglia. Sviluppata da un team di ricercatori dell’Università di Padova, la scienza dialogica è utilizzata in diversi ambiti: i suoi progetti dal Nord al Sud dell’Italia fino in Argentina

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Serve a costruire la coesione sociale in un quartiere, in una comunità o in una città, contribuisce a far incontrare le diversità e a gestire i conflitti, promuovendo dialogo e incontro tra coloro che abitano un certo territorio e si trovano a con-vivere.

Si chiama “Scienza dialogica”, appunto, e oggi trova già applicazione in ambiti diversi: dal giuridico a quello clinico, da mondo del lavoro al settore sociale.

Ad essa – che ha nelle narrazioni e nella promozione della coesione sociale i suoi elementi chiave/fondanti – sono dedicate tre fitte giornate di lavori consecutive, con sessioni plenarie e workshop tematici, dal titolo “Scienza dialogica, interazioni e Comunità. Metodologie e strumenti per la gestione delle sfide del nostro tempo”, in corso da oggi a Padova fino a venerdì 17 novembre.

A Padova, perché è proprio nell’Ateneo di questa città che la Scienza dialogica è stata sviluppata, grazie al lavoro di un gruppo di ricercatori che vede responsabile scientifico il professor Gian Piero Turchi: da tempo è utilizzata in progetti che hanno dimostrato e stanno dimostrando tutta loro efficacia, sia nel territorio regionale che altrove.

I tre giorni saranno occasione non solo per far conoscere la Scienza dialogica, ma soprattutto per indagarne le numerose efficaci applicazioni: proprio per questo l’iniziativa è rivolta a professionisti di diversi settori – avvocati, operatori sociosanitari, assistenti sociali,… – come anche a studenti e cittadini.

Ma cos’è la Scienza dialogica? Si occupa di formalizzare le regole del linguaggio, consentendo di descrivere quali modalità di interazione si mettono in campo e verso quale obiettivo queste sono orientate nelle relazioni. Ciò consente di definire e misurare quale impatto tali modalità abbiano in termini di salute e coesione tra coloro che abitano la Comunità.

Spiega il professor Gian Piero Turchi, docente di Psicologia clinica e Psicologia delle differenze culturali e clinica della devianza: «Molte delle sfide del nostro tempo hanno incrinato profondamente tante certezze a cui eravamo abituati: dalla crisi economica al terrorismo, dai flussi migratori ai cambiamenti connessi alla concezione di “coppia” e di “famiglia”… Sono sfide che sottendono, di fatto, difficoltà interattive tra le persone che abitano una Comunità, e in essa si pongono obiettivi individuali diversi che entrano in conflitto».

Risultano allora evidenti quali siano le potenzialità di utilizzo della mediazione dialogica, uno degli strumenti a disposizione della Scienza dialogica, che può intervenire aiutando il singolo e la Comunità a definire obiettivi condivisi e non frammentati, e a modificare o ri-costruire insieme le narrazioni in merito alla realtà e agli altri. «In questo modo è possibile orientare le narrazioni in ottica di responsabilità e di coesione – aggiunge Turchi –, affinché le scelte di ciascuno possano contemplare le ricadute non soltanto su di sé ma sulla comunità intera».

Così la scienza dialogica può essere strumento efficace nella gestione dei conflitti familiari o di quartiere, in quelli tra comunità migrante e comunità accogliente; nella formazione rivolta a operatori sanitari (case di riposo, fine vita, centri antiviolenza,…), ai ruoli politici e amministrativi, nella consulenza alle organizzazioni, nelle realtà penitenziarie, nella mediazione civile e penale…

E gli esempi concreti sono ormai numerosi, e raccontano di esperienze innovative ed eccellenti. Dal Progetto CIAO, in collaborazione tra Dipartimento di Filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata e Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università degli Studi di Padova: un progetto di social housing che prevede la riqualifica o la costruzione di edifici per offrire un canone d’affitto agevolato rispetto a quello di mercato, aperto a tutta la cittadinanza, iniziative formative o consulenziali rivolte agli inquilini, servizi e iniziative per incrementare le reti di risorse per la comunità.

Il servizio inOltre, progetto in collaborazione tra la Regione Veneto, Ulss 7 Pedemontana e Università di Padova, volto alla promozione della salute degli imprenditori e dei risparmiatori che si trovano a vivere una situazione di difficoltà a seguito della cosiddetta “crisi finanziaria”.

E ancora il Progetto Accoglienza solidale in collaborazione tra AICS (Associazione Italiana Cultura e Sport) e AIG (Associazione italiana alberghi per la gioventù), che a Firenze utilizza la mediazione dialogica (a cui sono formati tutti i suoi operatori) nella gestione del Centro di accoglienza per richiedenti asilo.

Ma ben più in là dei confini nazionali, la Scienza dialogica ha trovato applicazioni interessanti anche a livello europeo e oltre, portando a collaborazioni stabili con l’Università di Cordoba (Argentina) per un “laboratorio” di mediazione dialogica; così come ha consentito di entrare a far parte del World Mediation Forum, di cui è attualmente presidente Gian Piero Turchi.

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