Sei anni per l’ex ministro Altero Matteoli, 2 anni e tre mesi per l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni.
Sono queste le richieste formulate giovedì mattina dai pm Stefano Ancillotto e Stefano Buccini per due degli 8 imputati rimasti nel processo per le tangenti del Mose.
Complessivamente la Procura ha chiesto per gli otto imputati 27 anni e 3 mesi di carcere.
Nell’ordine è di 4 anni la richiesta per l’ex presidente del Magistrato alle acque, Maria Giovanna Piva.
L’ex sindaco Orsoni, che si dimise dopo il coinvolgimento nell’inchiesta, è accusato di finanziamento illecito dei partiti, Matteoli di corruzione.
Le altre richieste di condanna riguardano l’imprenditore Erasmo Cinque (5 anni), l’architetto Danilo Turcato (2 anni 6 mesi), l’ex europarlamentare Amalia Sartori (2 anni), l’imprenditore Nicola Falconi (3 anni) e l’avvocato Corrado Crialese (2 anni e 4 mesi).
Le richieste arrivano a tre anni dagli arresti (era il 4 giugno del 2014) che sconvolsero Venezia, toccando anche il presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, l’assessore Renato Chisso e il primo cittadino di Venezia Giorgio Orsoni.
«Tutti sapevano che Giovanni Mazzacurati, ex presidente e dominus del Consorzio Venezia Nuova, pagava tangenti, ma tutti hanno negato di averle ricevute» ha detto il pm Ancillotto nella suq requisitoria.
In aula, alla Cittadella della Giustizia a piazzale Roma ad ascoltare la requisitoria dei rappresentanti dell’accusa erano presenti Matteoli, Piva e Cinque.
«Sono dispiaciuto che il rappresentante della Pubblica accusa nella sua requisitoria non abbia preso atto dei dati oggettivi emersi nel processo, limitandosi a richiamare le precedenti ipotesi investigative come se nulla fosse accaduto durante il dibattimento – ha affermato il senatore Altero Matteoli -. Nel ribadire che non ho mai commesso illeciti nella mia attività al servizio dello Stato, ispirata esclusivamente al perseguimento dell’interesse generale, attendo con rispetto e serenamente la decisione del Tribunale di Venezia, nella convinzione che la verità dei fatti possa imporsi con chiarezza e senza fraintendimenti».
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L’unica giustizia per i ladri “pubblici” era applicata dalla Repubblica della Serenissima. Ora non paga nessuno, ed è sempre peggio, non c’è giorno che non ci sia uno scandalo. Fustigazione, perdita di un occhio, taglia dell mano, e impiccagione.
Basterebbe il taglio della mano. Sarebbe una giustizia che appagherebbe almeno moralmente, noi poveri cristi, vittime di uno Stato fantasma.