Ricevere in quanto c’è chi accetta quel che qualcuno porge, o dà.
Ricevono e accolgono con il cuore in mano maree di migranti, gli abitanti di Lampedusa. Forti e baciati da una cultura generosa assorbita nell’animo dei siciliani, che a quei migranti hanno offerto soccorso, pane e ospitalità, segnano la distanza dall’egoismo, dalla diffidenza e dall’indifferenza.
Il festival di Berlino ha assegnato l’Orso d’oro al regista Gianfranco Rosi per il suo documentario “Fuocoammare” e lo stesso Rosi ha proposto Lampedusa e il suo popolo per il premio Nobel, motivando il suo auspicio.
“Sarebbe una scelta giusta e un gesto simbolico e importante da consegnare ad un popolo. La gente di Lampedusa in questi vent’anni ha sempre accolto, senza parole o atteggiamenti di astio verso gli sbarchi, le persone che arrivavano a toccare la loro terra.” Rosi vuole valorizzare l’aiuto quotidiano e discreto di questi abitanti del sud che non hanno esitato a gettarsi in mare per salvare qualche vita umana e sono l’altra faccia di una società europea che alza “vergognose” barriere fisiche e mentali, dirottando i barconi stracolmi di esseri umani in Sicilia, o all’isola di Lesbo, in Grecia.
Racconta il regista:” L’accoglienza è la prima cosa che ho imparato dai lampedusani, la loro generosità mi ha incantato e il dottor Pietro Bartolo, che è stato la mia guida durante la lavorazione del documentario, mi ha spiegato che loro sono un popolo di pescatori, ed è per questo che accolgono tutto quel che viene dal mare. Ho dedicato l’Orso d’oro ai lampedusani perché quel popolo oggi è la mia famiglia”.
Rosi ha ricevuto un grande dono, colmando di gratitudine il verbo interpellato.
Andreina Corso
26/02/2016