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Ragazzine ammanettate e violentate a 14 anni da due rom

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Ragazzine violentate a Roma. Un’altra storia di violenze su minorenni, questa volta addirittura su studentesse di 14 anni.
Le due giovanissime sono state minacciate di morte, legate e violentate in un terreno agricolo isolato alla periferia della Capitale.

L’unica “colpa” delle due 14enni: essersi fidate di un ragazzo conosciuto su un social network.

I carabinieri, al termine dell’indagine, hanno arrestato due giovani di 20 e 21 anni, nati a Roma da famiglie di origini bosniache e domiciliati in un campo nomadi della Capitale. Per loro le accuse sono di violenza sessuale di gruppo continuata e sequestro
di persona continuato in concorso.

La prima delle due ragazzine aveva “conosciuto” il primo dei violentatori su un social network. Avevo accettato di incontrarlo ma per essere più sicura aveva chiesto all’amica del cuore di accompagnarla al primo appuntamento.

Quel ragazzo la affascinava, ma era anche intimorita da quel rom, tatuato e strafottente, che vestiva griffato e millantava conoscenze fra i malavitosi.

Ma la compagnia di una amica non è bastata alla studentessa romana di 14 anni: il giovane, Mario Seferovic, 21 anni, «Alessio il Sinto» per i suoi contatti social, l’ha violentata in un campo sulla Collatina, rifugio di prostitute e clienti. Poi ha abusato anche dell’altra, dopo aver ammanettato le due ragazzine a una grata, sicuro che nessuno lo avrebbe interrotto, perché a fare da vedetta c’era un altro rom, Maicon Bilomante Halilovic (20).

Ieri mattina i carabinieri hanno arrestato i due. Il primo per strada, a Tor Sapienza, vicino al luogo dove il 5 dicembre 2016 la studentessa cinese Zhang Yao perse la vita travolta da un treno per inseguire altri tre rom del campo di via Salviati che l’avevano scippata. L’altro invece nel container della sua famiglia in via di Salone, uno degli insediamenti più grandi e problematici della Capitale. Sono accusati di violenza sessuale continuata e di gruppo, e sequestro di persona aggravato e continuato.

La verità delle violenze ha impiegato diversi giorni ad emergere, anche per il fatto che i rom avevano minacciato di morte le ragazzine se avessero parlato. La mamma della prima, però, vedendo comportamenti mutati nella figlia, è riuscita a farla ammettere qualcosa. Poi, con audizioni protette, l’assistenza di psicologi e riconoscimenti fotografici dai carabinieri della compagnia Montesacro e della stazione Tor Sapienza, ma soprattutto con grande delicatezza, è emersa tutta la verità.

E’ opinione degli investigatori che i due rom abbiano agito con evidente premeditazione (il luogo isolato, le manette, la presenza del complice).

E mentre si dipana la matassa dell’accaduto, resta sullo sfondo il ruolo dei social network ai quali forse vanno imputate parte delle responsabilità di due ferite che non si rimargineranno più.

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