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Ragazze elettriche – Il potere che move la violenza e le altre stelle cadenti

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“Hai visto le cifre delle violenze domestiche contro gli uomini? Degli omicidi di uomini da parte di donne?”

C’è qualcosa di sconvolgente nella lettura di Ragazze Elettriche, edito da Edizioni Nottetempo, di Naomi Alderman. C’è qualcosa che ti contorce dentro, che ti fa pensare e che ti fa tremare di paura, sia che tu sia un uomo, sia che tu sia una donna. Mi sentii uguale ed impotente solo mentre leggevo Il Racconto dell’ancella di Margaret Atwood che è, infatti, un po’ il guru della Alderman. Un libro, questo, in grado di mettere a soqquadro un’intera società, intere fondamenta e a dimostrare cosa voglia dire portare all’estremo qualsiasi credo si abbia, anche se all’inizio è motivato da buone intenzioni.

Il mondo “fantascientifico” immaginato qui è un mondo dominato dalle donne, in cui gli uomini sono ridotti in semischiavitù. Le ragazze adolescenti hanno infatti sviluppato una sorta di energia elettrica capace di fulminare chiunque cerchi di molestarle. Quattro personaggi ci guidano tra i diversi scenari sociali, politici, mediatici e confessionali che il rivoluzionario ribaltamento delle gerarchie e dei rapporti di genere ha innescato, raccontandoci come la diffusione della scintilla del potere femminile sia rapidamente degenerata nella depravazione. Le donne ora distruggono, violentano, seviziano e uccidono proprio come prima di loro avevano fatto gli uomini.

Da qui si dipana la domanda che la Alderman vuole porci: perché, al di là del genere, quando una persona detiene il potere esso viene abusato? Come diceva Spider-Man “da grandi poteri, derivano grandi responsabilità” che però, almeno secondo la visione dell’autrice, conducono sempre verso la violenza, verso la vendetta, verso il mors tua vita mea.

Agli uomini non è più permesso di guidare automobili.
Agli uomini non è più consentito di possedere aziende.
Agli uomini non è più permesso di riunirsi, nemmeno in casa, in gruppi più grandi di tre, senza una donna presente.
Agli uomini non è più consentito votare – perché i loro anni di violenza e indegnità hanno dimostrato che non sono adatti a prendere decisioni o a governare.
Una donna che colga un uomo a disubbidire a queste leggi in pubblico è non solo autorizzata, ma tenuta a punirlo immediatamente.

Ragazze elettriche non è un libro femminista, tutt’altro. Inizialmente, è vero, da donna viene la curiosità di capire come diventerebbe questo mondo se fosse tutto in mano alle cosiddette quote rosa. Ma man mano che si procede, diventa tutto sempre più terrificante e (sur)reale. Queste donne che all’inizio crediamo paladine del mondo nuovo, si trasformano ben presto in qualcosa di disumano, valchirie vendicatrici che prima lottavano per la libertà, ora la negano a chiunque si opponga loro, soprattutto se del sesso opposto.
E allora ti ritrovi a tifare per l’uomo che riprenda in mano la società, che si vendichi, ma anche qui è sbagliato perché i movimenti pronti a riprendersi il potere promettono altrettanta vendetta e femminicidi.

Non poter parteggiare per una fazione, per un personaggio, mettersi al di sopra delle parti, per un lettore è qualcosa di assolutamente spiazzante. E nel momento in cui lo si capisce, si comprende quanto la lotta di genere non inclusiva sia sbagliata. In questo mondo distopico che immagina la Alderman, nel momento in cui una parte detiene il potere e si inebria del suo profumo, compirà gli stessi medesimi errori di chi c’era in precedenza, se non peggio. Questo fa venire i brividi.

Come il mostro di Frankenstein che si basa sul principio dell’energia latente e silenziosa che muove l’essere umano, anche le donne di Ragazze elettriche sono macchine da guerra vendicatrici e sanguinolente a cui è praticamente impossibile, soprattutto nell’ultima parte, affezionarsi.

Il dolore è forte, lo si percepisce ad ogni pagina, è qualcosa che ti destruttura l’anima e cerca di suturartela con punti che fanno più male della ferita stessa. Le torture, gli stupri inflitti sia da una parte che dall’altra delle fazioni pungono il lettore nel profondo, rendendo difficile la lettura per chi non riesce a sopportare questo tipo di descrizioni. Basterà leggere anche solo qualche passo qua e la per capire che quello che ci viene raccontato come mondo distopico, a parti invertite, non è così lontano dalla realtà che dobbiamo vivere tutti i giorni. Diventerà quindi sempre più complesso scindere tra surreale, reale e distopico.

Quello che è certo è che la Alderman colpisce e lo fa duro riuscendo nel suo scopo di scuoterci e di renderci lettori vulnerabili.

Sara Prian

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