Un padiglione “anomalo”, quello danese; così lo definirei.
Forse perché parte di questo era interdetto alla visita per problemi tecnici; forse perché i progetti erano esposti dentro teche con poche spiegazioni ed elementi di rilievo a contorno.
Sarà così forse, ma i contenuti, di certo, c'erano tutti.
Una carpetta ed un cd a corredo, per fortuna. Quanto basta per una storia ed un presente urbano da leggere ed apprezzare.
Proposte danesi che espongono il loro concetto di qualità della vita, attraverso le architetture che rendono vivibile la città , esplorando i differenti aspetti del proprio modello di sviluppo urbano sostenibile.Tre sezioni del padiglione: presentavano altrettante aree urbane di Copenhagen, città fortemente caratterizzata da un master plan in continua evoluzione, sebbene sempre più attento al landscape. Qualità storiche e moderne architetture contribuiscono a definire insieme l'identità delle nuove aree. Prestigiosi i progetti che spaziano in particolar modo nell'ultimo decennio.
Skyline, waterfront, chiavi fondamentali per interpretare il carattere di questa città .”ORESTAD SOUT” (nuovo tipo di multi-storey buildings e case terrazzate) di BIG, Vandkunsten ed alri ;”THE CONCERT HALL” di Jean Nouvel, oppure il “MARMORMOLEN AND LANGELINIESPIDSEN” di Steven Holl. Particolarmente significativi anche gli altri progetti in mostra.
Uno dei più interessanti: “city labs” – sviluppo urbano sostenibile. E a giudicare dalle firme dei progetti (Jean Nouvel, Foster + Partners, Rem Koolhaas, Steven Holl, Daniel Libeskin, Zaha Hadid) c'è da capire il perché.
Testo, immagini e grafica di Luisa Doriana Lombardo