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Protesta docenti scuola primaria: tremila del Veneto a Roma

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Buona Scuola: supplenti e precari da ottobre non ricevono lo stipendio
Sono andate alla manifestazione di Roma con una forte rappresentanza delle tremila maestre venete che rischiano il posto di lavoro a causa della Sentenza del Consiglio di Stato, che mutando la giurisprudenza in materia, ha stabilito che per ottenere la cattedra è necessaria la laurea.

Un colpo duro per i circa ottantamila insegnanti con il diploma magistrale che rischiano di essere esclusi dalla graduatoria, anche se ora la Ministra Valeria Fedeli sta rivedendo tutta la situazione e promette che non ci saranno licenziamenti, grazie ad un concorso pensato ad hoc per affrontare e superare i criteri della sentenza.

A migliaia già i ricorsi in essere degli insegnanti, i cui contenuti sono stati discussi durante la manifestazione di Roma (ma anche a Venezia), hanno spiegato alla popolazione le ragioni dello sciopero di lunedì, mettendo in evidenza quell’iter intercorso tra i docenti e il Consiglio di Stato, che in via definitiva ha stabilito che il diploma Magistrale non ha valore per le Graduatorie a esaurimento (Gae), vale a dire che non saranno assunti ottantamila maestre e maestri che insegnano nelle scuole italiane con il titolo maturato entro il 2001, anche se una sentenza precedente nel 2014 aveva accolto le ragioni dei docenti e aveva inserito duemila diplomati nella Gae.

Quest’ultimi dovrebbero essere garantiti, gli altri sono in bilico. E preoccupati per il loro futuro. Del resto sono insegnanti che lavorano con i bambini da tanti anni, hanno frequentato corsi di specializzazione, maturato un’esperienza psicopedagogica con i loro alunni che dovrebbe essere considerata pur nella consapevolezza che il processo di formazione di un bambino, dal nido alle scuole primarie premette una competenza sempre più all’altezza del delicato compito di educare.

Compito che i docenti hanno svolto e svolgono con scrupolo e professionalità, riconosciuta anche a livello europeo, la scuola primaria italiana è un fiore all’occhiello delle istituzioni, proprio per aver messo in atto programmazioni e insegnamenti trasmessi da persone abilitate culturalmente all’educazione e alla cura dei bambini.

Chiedono quindi i riconoscimento dei titoli anche i docenti veneziani che con lo sciopero messo in atto lunedì, hanno ricevuto la solidarietà dei cittadini, la preoccupazione dei genitori che ci tengono alla continuità didattica, che si trovano giocoforza coinvolti in una questione che coinvolge i loro figli e le famiglie.

Tante storie di vita sono emerse dalle dichiarazioni dei docenti (soprattutto maestre), anni di sacrifici da un posto all’altro, precarietà del posto di lavoro, incertezza per il futuro anche per chi ha un’età matura. E ora la paura di perdere tutto, di dover ricominciare da zero.

Andreina Corso

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